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1986, l’estate di Samantha Fox

Paolo Morati 20/06/2016

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Rieccoci qui a distanza di un anno a parlare di musica d’estate. Scuole finite, esami di terza media in corso, imminenti quelli di maturità, non c’è momento migliore per tornare nuovamente indietro di 30 anni e vedere cosa trasmettevano le radio, girava nei juke box e gareggiava al Festivalbar. Anno 1986, nel decennio più spensierato della nostra vita, con l’Italia eliminata dalla Francia dai giochi del Mondiale messicano, ma pronti per una vacanza lunga e promettente. Era il tempo in cui a dominare le classifiche dei 45 giri c’era l’italo dance prodotta da Claudio Cecchetto a cominciare dalla londinese Tracy Spencer, una sorta di Karina Huff di colore, che invitava a farsi raggiungere di corsa sulle note dell’incredibile Run to me. Oppure la voce più corposa di Taffy, americana di New York, già capace di un successo internazionale (I love my radio), questa volta lanciatissima con la poderosa Once more, “ancora una volta”, tante tastiere e suoni sintetici. A chiudere il primo cerchio Modern lovers di Sandy Marton, brano lento e per nulla movimentato rispetto alle altre sue hit People from Ibiza e Camel by camel, ma capace di mantenere il lungo biondo croato ancora (per poco) sulla cresta dell’onda. Era un periodo florido per il genere, testimoniato anche da produzioni come quelle di Valerie Dore (Lancelot), Carrara (SOS Bandido),  Eddy Huntington (USSR) e Den Harrow (Charleston), mentre la bandiera della leggera in lingua era tenuta alta tra gli altri da un Eros Ramazzotti in piena ascesa con Nuovi eroi, da uno Zucchero finalmente da classifica con Rispetto e dalla new wave di Garbo (Il fiume).

Ovviamente nel 1986 non mancavano tra le hit meteora canzoni come Geil del duo tedesco Bruce&Bongo, We need protection dei Picnic at the Whitehouse e The Captain of her heart degli svizzeri Double, tipiche della musica estiva ieri così come oggi, e da regola nemmeno la musica più internazionale e di massa. C’erano Madonna con Papa don’t preach, i Level 42 con Lessons in love, il Peter Gabriel di Sledgehammer, e il redivivo Joe Cocker di You can leave your hat on. E mentre la nostra Spagna cominciava a scalare le classifiche mondiali con Easy Lady e la teutonica Sandra centrava ancora l’obiettivo con Innocent love, tra tutti questi nomi non c’è dubbio che l’immagine di quella estate fu per molti di noi la prorompente e cotonata Samantha Fox.

La sua Touch me (I want your body), ai tempi considerata discretamente esplicita, oggi verrebbe classificata come una canzone da educande così come lei, ex giovanissima modella per il Sun. Bionda, prosperosa, di altezza ai minimi, frizzante e peperina, in quella stagione centrò diversi singoli di successo (l’altro che ricordiamo con piacere è Nothing’s Gonna Stop Me Now, brano dell’estate seguente), oltre a essere protagonista degli innocenti videogiochi ’strip poker’ dell’era pre web. La Fox è poi tornata alla ribalta qualche anno fa per un duetto con Sabrina (altra icona dell’epoca e all’esordio proprio nel 1986 con Sexy girl) sulle note di Call me dei Blondie e l’annuncio del matrimonio con la sua compagna recentemente scomparsa. Per il resto la si vede di tanto in tanto ancora molto attiva nel ricordare, con ospitate di ottima lena e forma, quell’anno magico per tanti di noi.

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