Volevamo essere Jon Scheyer

16 Marzo 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Da telespettatori del college basketball, grazie a Espn e fra poco anche all’eccellente March Madness on Demand (http://mmod.ncaa.com , da consigliare anche ai più tiepidi: tutto il torneo finale, aggratis), rimaniamo ammirati dal numero di Sconcerti all’americana imperversanti sia in tivù che su siti e giornali Usa.

Il più personaggio è sicuramente Dick Vitale, ex discreto allenatore di college (con anche una stagione NBA ai Pistons), i più seri Jay Bilas (ex Duke, in Italia nella Citrosil Verona e nella Cuki Mestre anni Ottanta) e Andy Katz. Se analizzare tatticamente sette partite di calcio guardate in contemporanea è quasi impossibile, ma ci si può salvare con il mestiere ed un pizzico di cialtronismo (oltre che di predisposizione dello spettatore a prendere per buono quanto viene detto), tenere sott’occhio anche solo le squadre di Division One del basket (353) più vero che ci sia sarebbe impossibile anche per un esperto con 24 ore al giorno di tempo.
I motivi? Almeno quattro. 1) Il numero delle partite, superiore alle 5mila totali; 2) Fino a gennaio le squadre sono in qualche modo mascherate, costruendosi il record in stile pugilistico prima che inizino i tornei di conference; 3) I giocatori più forti quasi mai portano a termine il quadriennio, rendendo impossibile seguirne la crescita basandosi sulle impressioni degli anni precedenti; 4) Gli avversari incontrati dalle squadre più mediatizzate che hanno valore troppo diverso, anche se valutazioni personali ed il mitico RPI (l’indicatore che tiene conto di record, record dei tuoi avversari e record degli avversari dei tuoi avversari) limitano il numero degli errori macroscopici.
Poco da discutere sulle quattro numero uno del tabellone: la Kentucky degli one and done e del ragazzo copertina della stagione John Wall (sicura prima scelta assoluta al draft NBA), la solidissima Kansas trascinata da Sherron Collins, la Syracuse dell’immortale zona 2-3 e la Duke che come tutte le squadre di sistema (imposto dal talento medio limitato) ci entusiasma. Nella trepidazione durante il torneo ACC (una delle 32 conference) dei genitori di Jon Scheyer, senior (cioè quarto anno) senza futuro NBA che in questa stagione è stato il leader della squadra mettendo anche tutti i canestri a più alto valore drammaturgico (incluso quello con Georgia Tech nella finale), ci sono molti dei motivi per amare la versione originale di questo sport.
Detto questo, invidiamo chi a tempo pieno si occupa di basket di college e ricordiamo che il torneo scatterà giovedì per concludersi  il lunedì di Pasqua a Indianapolis. Era solo una premessa per giustificare le considerazioni con cui vi ammorberemo nelle prossime settimane, unite alle considerazioni su Mourinho e Galliani.

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