Vivere peggio dei genitori

19 Dicembre 2023 di Stefano Olivari

La prima emergenza italiana, destinata a diventare una tragedia quando finiranno i soldi dei nonni, è che il lavoro viene pagato troppo poco. Non riflettiamo mai, nemmeno sulle prospettive di Bisseck, ma da qualche giorno stiamo pensando ad un articolo del Sole 24 Ore secondo cui dal 1991 i salari reali sono cresciuti dell’1% contro il 32,5% dell’area OCSE (di fatto quasi tutto il fu Occidente). In altre parole molti di noi vivono, in senso materiale, peggio di quanto vivessero i rispettivi genitori e questo non è che l’abbiamo scoperto pochi giorni fa. Insomma, nell’Italia di Craxi, Andreotti e Forlani si stava in proporzione meglio: certo non potevamo fare binge watching di una serie su un serial killer del Minnesota o su un baronetto africano nell’Inghilterra dell’Ottocento.

Perché peggio? Perché almeno sul piano statistico i salari reali in Italia sono stati in linea con l’inflazione (fra l’altro nell’ultimo anno sono scesi del 7,3% rispetto ai 12 mesi precedenti), ma lo stile di vita anche della piccola borghesia dà per scontati o è costretta a dare per scontati consumi che nell’Italia della Prima Repubblica non lo erano. Certo nostro padre non avrebbe potuto abbonarsi a DAZN nemmeno volendo e noi nel 1990 vedevamo il telefono portatile come una cosa da miliardari, ma questo non spiega come mai Francia e Germania in questo trentennio abbiamo visto aumentare i salari reali di più del 30%, quindi sostenendo consumi di tipo diverso.

Abbiamo letto analisi para-bocconiane che fanno dipendere questa situazione italiana dalla bassa produttività, al tempo stesso causa ed effetto dei bassi salari, ma ogni settore dell’economia meriterebbe un discorso diverso ed in ogni caso queste grandi analisi non ci dicono come mai certi giornali pretendano di pagare 5 euro un articolo o certi bar 700 euro al mese un cameriere, o perché un medico non abbia alcuna convenienza nel lavorare in Italia al di là del piacere di stare a casa propria. Discorso che vale anche per gli autonomi, alle prese con committenti che considerano il lavoro offerto quasi un favore, cosa che fa più male delle statistiche OCSE.

È sul treno giusto chi riesce, finché ci riesce, ad adeguare i propri prezzi ed incassi all’incremento reale dell’inflazione: ma nel lungo periodo a te gestore di case date in affitto breve cosa importa se magari vieni accoltellato da un contabile, non si dice da un senegalese appena sbarcato, rimasto senza lavoro? Poi c’è anche una realtà di consumi fuori controllo senza che nemmeno ce ne accorgiamo, diversamente anche quel modesto 1% reale ci consentirebbe di avere il tempo libero della Prima Repubblica. Però magari le statistiche mentono e noi viviamo meglio, materialmente parlando, dei nostri genitori.

stefano@indiscreto.net

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