Basket

Troppi Larkin

Oscar Eleni 10/11/2025

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Oscar Eleni alla sbarra, nel tribunale dei confusi, cercando di capire perché le orche sono così arrabbiate con lo squalo bianco e non danno ascolto al saggio elefante che le invita alla calma, mentre la Thailandia torna a dichiarare guerra alla Cambogia rovinando i piani di chi, esagerando, voleva un Nobel per la pace. Il giudice ci ammonisce di non divagare cercando colpevoli ad ogni angolo della grande città, di non fingere di essere dalla parte del giusto leggendo commosso un vecchio racconto di Guccini, poeta al di là della grande musica, sugli inverni con il “prete” per scaldare il letto, meraviglia girata al mondo dei ciechi dall’amico Larry.

Scusasse vostro onore, ma stiamo girando intorno alle contraddizioni mondiali mentre cadono teste di giornalisti che non servendo il potere si perdono pure il posto, perché se ci fermassimo sulla spiaggia del grande sport  verremmo scaraventati contro la montagna delle banalità. Amici crudeli fingono di non capire perché al tiro a segno si spara sugli allenatori come  facevano un tempo sui pianisti nel Far West. Ci è capitato di bere aceto subito dopo i tempi regolamentari nella partita buffa fra l’Efes, stregata dal maghetto Larkin che fa tutto meno che creare gioco per i compagni, e l’Armani di Amleto Messina, il nostro caro Ettorre che un giorno è mago  e l’altro soltanto il feroce Erode. Tutto prima dei supplementari dove la resurrezione di Shields ci  ha mandato dietro la lavagna dove il LeDay meravigliao sembrava litigare con tutti perché voleeva tornare in campo anche se aveva problemi non soltanto inguinali. Messina torna a comandare, vincendo una partita importante sul campo dove volano pomodori anche verso il Kokoskov che credevamo davvero bravo. Tutti felici. E stupiti. Ma dai.

La stessa cosa non succede nel calcio che in settimana scoprirà se abbiamo davvero possibilità di saltare anche il terzo Mondiale di fila. Intanto vengono cucinati allo spiedo i santi subito, tipo Spalletti che sembrava aver rianimato la Juventus povera di Tudor, togliendo il sorriso ritrovato a casa Elkann con il successo della Ferrari, no, in Formula uno continuano a mandarsi al diavolo, parliamo della vittoria in Bahrain, come ai vecchi tempi, nell’Endurance, qualsiasi cosa voglia dire.

Non va benissimo  neppure la riscoperta di Allegri sulle malattie del Milan che sembrava avviato verso il paradiso dove, per adesso, chissà cosa succederà dopo la sosta per la Nazionale, si danno la mano Chivu e Gasperini, nel nome di una Inter bonificata e di una Roma reinventata, due che, per fortuna, hanno anche buona memoria e sanno bene come si va dall’altare alla polvere e il Gasp giallorosso ricorderà bene cosa gli fecero passare a Milano, triste per quello che sta accadendo all’Atalanta, come tristi sono tutti quelli che erano sicuri di ritrovare un Pioli rigenerato a Firenze dopo il bagno fra i petrodollari.

Mai fidarsi degli elogi, a meno che non siano quelli funebri, da morti sembriamo tutti migliori e sui giornali di questi giorni chi revisiona il passato lo dimostra assolvendo chi ha rubato, chi ha massacrato, chi ha tradito, chi ha torturato.

Scussasse ancora vostro onore per la divagazione, ma il fuoco dentro di noi che non abbiamo mai incontrato  il magnifico Carlo Verdone,  come  è capitato nelle farmacie  vistate nel suo ultimo  capolavoro che porta il numero quattro, al cinema nei prossimi giorni come ci ha detto FAZIO implorando l’artista perché pensi anche al CV numero 5.

Magari trovassimo chi è capace di guarirci dal santo mai benedetto mentre leggiamo per la centesima volta il decalogo che la pallavolo può sfogliare ogni giorno benedicendo Velasco,  anche se questo  grande uomo di sport è il primo a voler restare nascosto con le sue medaglie, sapendo  come vanno le cose nella vita e nello sport: oggi re, domani ai ferri o, magari, soltanto dimenticato.

Lo scoprirà anche QUESADA l’altro grande argentino del momento, l’allenatore della nostra bella nazionale di rugby che  sul campo di Udine ha battuto l’Australia, una delle grandi nel territorio ovale, prati dove può capitare di incontrare giovani rugbisti che non hanno visto la battaglia e lo spettacolo per paura di essere mortificati come è successo tante volte, come magari potrebbe accadere incontrando il Sudafrica o i tutti neri della Nuova Zelanda. Una gioventù che, come troppa gente, preferisce girarsi dall’altra parte, come ha detto la ragazza violentata sul treno o fingere di non capire mentre squallidi bulli torturano un disabile, perfidi insegnanti non insegnano una strada e preferiscono mortificare col votaccio che meriterebbero tutti quelli che non sanno  educare o allenare.

Nel basket dove sono in tanti a dover allenare dei “morti”, come non vorrebbe più fare il Conte campione d’Italia. Uno che ha vinto abbastanza per chiedere almeno rispetto, non soltanto alla Napoli che, secondo il presidente DDL, fa giocare la sua squadra di calcio in uno stadio chiavica che disonora il nome del Maradona a cui è stato dedicato. Ma tornando alla pallacanestro, usando parole italiane che non verranno capite dall’affollato esercito di giocatori di altre scuole che mandano in rosso bilanci mal sostenuti da incassi in palazzi obsoleti, hanno scoperto che qualche giovane di talento potrebbe anche aiutare la Nazionale impoverita che aspetta il miracolo.

Certo che ci sono, ma come si fa a trovare uno spazio se già nelle giovanili ci sono allenatori che, magari, trovando un due metri che sa fare anche il regista lo avviliscono mandandolo nel deserto delle ali mai servite da chi palleggia cento volte per poi sparare da nove metri, insomma i troppi LARKIN che infestano questo basket da Milano ad Istanbul. Mondi difficili da bonificare se poi in prima squadra fanno anche di peggio. Speriamo che Banchi trovi le parole per  convincere Federazione e Lega a  cambiare qualcosa, magari accettando la povertà per ritrovare quello che, almeno fino ad Atene 2004 sembrava un bel patrimonio.

Dove saranno spariti quelli che  sapevano tenere in palestra gente che poi ci ha dato medaglie, coppe. Altri allenatori, ma, soprattutto, altri dirigenti. Sarebbe anche onesto ammettere che da Nikolic  a Tanjevic, da Djordjevic a  Repesa, qualcosa dobbiamo anche allea grande scuola slava, ma ora che abbiamo in serie A  l’esordiente Cotelli, al comando nel campionato con Brescia, già portata al vertice dal Poeta scalpitante nella famiglia tecnica del maestro Messina, con l’altro esordiente Fioretti che ha ridato felicità a Tortona, dovremmo ritrovare fiducia. Banchi lo sa, lo ha capito visitando tanti colleghi al lavoro, anche se il sei stranieri più sei di scuola italiana rende difficile credere al cambiamento.

Basta tristezza e, cari giudici meglio passare alle pagelle ringraziando il Domenicale che ci ha fatto avvicinare a Fontecchio, nella speranza che tutti gli elogi anche del suo allenatore a Miami non gli facciano venire voglia di trovare una spiaggia invece del raduno della prossima Nazionale, non quella che andrà contro i “colossi” dell’Islanda, che in verità ci ha già battuto una volta nelle finestre FIBA, parliamo di Azzurra proiettata verso l’Europa meglio, magari , delle nostre squadre di club anche se qualche vittoria  ci sta illudendo in queste settimane.

10 Ai POLONARA, il guerriero ACHI e alla sua compagna, per questa battaglia che forse riusciranno a vincere anche quando sembrava che tutto fosse perduto. Bella grinta, belle persone.

9 Alle SOCIETÀ di VITORIA, REGGIO EMILIA e ISTANBUL che insieme all’ARMANI  hanno ricordato a tutti, cominciando dai loro giocatori, che il POLONARA che si ribella  è il vero campione a cui ispirarsi per credere che ci si può sempre rialzare anche quando sembra finita e sei in coma.

8 AI TITOLONI per i giocatori da Nazionale che hanno illuminato, insomma tentato di far luce, anche se DELLA VALLE e PETRUCELLI, forse, non andranno nella nuova Nazionale di Banchi.

7 Alla NAPOLI del basket che nel giorno del lutto calcistico si consola con la squadra di MAGRO che costringe TRENTO a ragionare sulle gioventù di una squadra che forse non doveva spremersi anche nelle coppe.

6 Alle BELLE SCONFITTE, perché CREMONA,VARESE, SASSARI, REGGIO EMILIA e UDINE meritano di essere applaudite per come si sono battute.

5 Alle SOCIETÀ che non faranno causa, visto il numero di infortunati di questa stagione a chi li governa e che, per guadagnare un dollaro in più, ha imposto calendari insopportabili anche per giocatori che si allenano seriamente, figurarsi per quelli che vanno a letto tardi la sera.

4 A TRIESTE perché dopo la partenza 11 a 2 contro BRESCIA si è sciolta nello stesso momento in cui l’allenatore, giustamente,  ha chiesto aiuto alla panchina per far riposare il quintetto base.  Peccati che rovinano un bel lavoro.

3 Ai MAI CONTENTI di MILANO e BOLOGNA che nella larga vittoria ARMANI su TREVISO hanno visto alla fine le debolezze di acquisti incauti, che nella volata batticuore della VIRTUS su REGGIO EMILIA hanno visto troppa dipendenza dall’EDWARDS messo a riposo dopo le fatiche e la rabbia di coppa.

2 Agli AMBASCIATORI NBA che già fanno litigare  la gente di Milano perché nel futuro, diciamo nel 2027 (?), vorrebbero che l’unica squadra ammessa alla loro coppa dei miliardari fosse gestita da Inter e Milan, ammesso che non si sparino per la gestione di San Siro da abbattere, facendo capire che la novantenne Olimpia sponsorizzata da Armani potrebbe non avere spazio, Be’, se il blocco dei voli dovesse fermarli non saremmo dispiaciuti.

1 Al RUGBY maestoso dell’ITALIA vincitrice sull’AUSTRALIA a Udine perché adesso, come cestomanti assatanati,  dovremo invidiare anche questi guerrieri oltre alla grande pallavolo.

0 Agli ALLENATORI che devono sicuramente aver sbagliato qualcosa se un ragazzo delle giovanili, o anche della prima squadra, giustifica l’assenza dall’allenamento perché ha dovuto andare dal parrucchiere o in discoteca con la fidanzata.

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