Calcio

Torino meglio della Gazzetta

Indiscreto 04/01/2021

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Urbano Cairo venderà prima il Torino o la Gazzetta dello Sport? I tifosi granata hanno già la risposta-auspicio, ma la domanda non è banale come sembra: un club di Serie A, oltretutto con un nome di prestigio come il Torino, se ben gestito può negli anni (Cairo lo controlla ormai da 16…) rivalutarsi, ma a parità di buona o cattiva gestione un’azienda editoriale ha prospettive nerissime in un mondo in cui sempre meno persone pagano ciò che leggono: la maggior parte degli esseri umani riflette sull’aumento di 20 centesimi del quotidiano, ammesso che lo compri, poi quasi con gioia si fa truffare dal dentista che partendo da una semplice pulizia si inventa lavori per 3.000 euro.

Questa premessa per invitare a leggere l’analisi di Data Media Hub sull’andamento dell’editoria italiana in Borsa nel 2020. L’indice FTSE Mib ha perso lo scorso anno il 6,5%: nell’anno segnato dal Covid non è poi un risultato tragico, mentre tragici sono i risultati dell’editoria che in teoria sarebbe dovuto essere uno dei settori meno toccati dalla pandemia. La gente a casa, questo il nostro ragionamento da bar, leggerà di più, guarderà di più la televisione, acquisterà più abbonamenti a qualsiasi cosa. E invece il FTSE Italia Media ha perso oltre il 23%, con il titolo Cairo Communication che è stato il peggiore, perdendo quasi il 55%, trascinato verso il basso dalla controllata RCS Mediagroup.

Malissimo anche Monrif (controllante del Giorno-Carlino-Nazione e di altro), meno 48,2%, Sole 24 Ore (meno 32,8%), Mondadori (meno 25,2), Mediaset (meno 21,35) e Il Fatto (meno 18,09), meno peggio degli altri Caltagirone (meno 11,8). Il gruppo GEDI (Repubblica-Stampa) non è conteggiato perché dalla scorsa estate è uscito dal listino entrando a far parte del gruppo Exor, cioè Agnelli-Elkann: ma l’andamento di copie vendute e pubblicità lo inserirebbe di sicuro nella tendenza individuata.

Cosa vogliamo dire? Che ci possono essere dirigenti editoriali illuminati e dirigenti editoriali cani, ma che non possono, proprio statisticamente, essere tutti cani. Quindi è chiaro che sempre più l’editoria di presunto alto livello sarà un giocattolo per ricchi che poi i soldi veri li guadagnano su altri tavoli. In Italia e in gran parte del mitizzato estero, come provano le pagine politiche che sono una serie insopportabile di pizzini e avvertimenti. Domanda finale: cosa ci guadagna Cairo? Di certo fra il Torino e la Gazzetta dello Sport ha più futuro il Torino.

 

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