Calcio

I giornalisti-tifosi di Sky

Stefano Olivari 04/11/2025

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Il calcio e il giornalismo sportivo non sono cose serie, quindi può capitare che due stagisti sfortunati paghino le colpe di centinaia di giornalisti-tifosi, anche della stessa Inter, in certi casi diventati famosi più per il loro tifo che per il loro giornalismo. I fatti sono noti, dall’esultanza dietro le quinte (credevano loro) al gol dell’1-2 dell’Inter a Verona a tutto il resto, e del resto li ha sintetizzati lo stesso direttore di Sky Sport, Federico Ferri, in un ridicolo post.

Cari colleghi, oggi la redazione si è resa protagonista di una scena indegna della nostra professione e del prestigio e della serietà che contraddistinguono e devono contraddistinguere Sky Sport. Dico ‘la redazione’, ovvero tutti noi, perché per la gente fuori di qui non ci sono i singoli responsabili, ma c’è Sky Sport, punto. E quando uno di noi si rende protagonista di una brutta figura, la facciamo tutt. Esultare per il gol di una squadra, qualsiasi essa sia, in qualsiasi partita, emettere in scena baracconate da bar o da stadio (purtroppo vale anche per le tribune stampa, ma questo è un altro discorso), è inaccettabile sempre, a maggior ragione se la scena finisce in onda. I responsabili sono stati individuati e saranno puniti, ma quello che più mi preme non è penalizzare dei ragazzi, peraltro non appartenenti alla redazione (ma qui torniamo al tema al quale ho accennato prima), ma è fare capire a tutti che il calcio – soprattutto in epoca social, nostro malgrado – è una materia delicata e la terzietà, l’imparzialità, la sobrietà, la professionalità, sono elementi imprescindibili per una testata giornalistica, in tutte le sue forme. E tutti noi dobbiamo essere consapevoli della responsabilità del ruolo che ricopriamo e del marchio che rappresentiamo. Allargo dunque il discorso ai vostri profili personali sui social network. A come vi comportate allo stadio con l’accredito di Sky e sotto la mia responsabilità, dunque, quando siete inviati o semplici spettatori (chiedere una foto o una maglia a un giocatore non fa parte del nostro mestiere, ad esempio, secondo il mio parere, perché non siamo fan ma giornalisti), o ancor di più ovviamente quando andate in onda. La verità è che quei malcapitati ragazzi non sono gli unici. E io mi sono stufato. Non voglio nemmeno più mettermi a dettare regole o discutere ulteriormente su questo aspetto, come ho fatto in passato. Chi fa il tifoso, chi dimostra di non essere imparziale o di dare giudizi in qualche modo condizionati anche solo da simpatie o antipatie, o da qualsiasi pregiudizio, e in generale chi non si comporta in modo da onorare la nostra professione e Sky Sport, verrà giudicato editorialmente inadatto a ricoprire il ruolo di inviato, o ad andare in onda, o ad avere responsabilità in redazione. L’ho sempre fatto, come sapete, ma ora mi impegnerò a farlo ancora di più. Vediamo se così entra nella testa di tutti”.

Perché pensiamo che questo post sia ridicolo? Non per i concetti espressi, anzi al 99% siamo d’accordo con ciò che scrive Ferri, ma perché sembrano le parole di uno che in vita sua non abbia mai guardato Sky Sport, dove all’ex giocatore-allenatore targato (Bergomi-Inter, Capello-Milan, Del Piero-Juve e così via), tutto sommato accettabile perché non si può cancellare una carriera e anche perché gli ex spesso dicono cose interessanti, si affiancano giornalisti (Barzaghi-Inter, Di Stefano-Milan, Guardalà-Juventus, Mangiante-Roma, e così via) totalmente identificati con il club di cui parlano, al di là del fatto che ne siano effettivamente tifosi. Un altro capitolo, che in questo post non apriamo, è quello dei club che pretendono di scegliere i telecronisti e le seconde voci facendo pressioni sulle televisioni che in ultima analisi li mantengono.

Sky va molto meglio con i giornalisti esterni, i Teotino o i Bucciantini della situazione (non stiamo nemmeno a ricordare Sconcerti), chiamati nelle varie trasmissioni, mentre Mediaset è leggermente più equilibrata con i ‘suoi’ ma spinge il tasto del tifo con gli ospiti. Davvero c’è un pubblico che ama Biasin, Ordine, Zampini, Auriemma, eccetera, e i loro più o meno finti battibecchi? Risponde la stessa Mediaset, mettendo l’inizio di Pressing dopo mezzanotte. Qualsiasi paragone con Mosca-Squitieri è blasfemo, perché Squitieri faceva il tifoso del Napoli e comunque non era un giornalista, mentre Mosca non era identificabile con alcuna squadra. Quanto alla RAI, si barcamena fra il centralismo romano-romanizzato e il localismo da campanile, con il grigiore di fondo che salva la dignità.

E quindi? La più grande ipocrisia del giornalismo è quella dell’imparzialità. Tutti partono, almeno da giovani, con la simpatia per una squadra, per un partito, per un cantante, per un’idea, il problema non è essere tifosi ma fare i tifosi. In certi casi anche nascondendosi, nel caso del calcio, dietro squadre italiane di provincia (Caressa che dice di tifare Alessandria è puro culto) o al Burnley della situazione. L’unica cosa che davvero si deve chiedere a un giornalista è quella di parlare o scrivere con la propria testa, senza fare l’addetto stampa, che è un altro lavoro, o ricevere suggerimenti dall’alto.

stefano@indiscreto.net

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