Djokovic come Toninho Cerezo

2 Gennaio 2023 di Stefano Olivari

Con la United Cup ancora in corso parte la stagione 2023 dei tornei veri, ad Adelaide, Pune e Auckland. Non c’è dubbio che l’osservato speciale sarà ‘No-Vax’ Djokovic, dopo il tira e molla dell’anno scorso agli Australian Open chiuso con l’assurda espulsione. Assurda per le modalità, non per la sostanza perché uno stato sovrano sul suo territorio può fare ciò che vuole (concetto che per il giornalista collettivo italiano suona come una bestemmia) e lo stesso Djokovic non si è presentato agli US Open proprio perché gli Stati Uniti sono stati più chiari. In altre parole il miglior giocatore del mondo non ha potuto partecipare a 2 Slam su 4 e quello che ha vinto, Wimbledon, non distribuiva punti. Ci sta che già nel primo 250 di Adelaide il serbo abbia la bava alla bocca, gli anni sono quasi 36 ma è inutile fare (anche per Nadal) i soliti discorsi: quando sarà finita lo sapranno tutti. Al momento non è finita, come a Torino si è notato. Cosa avrà fatto Djokovic a Capodanno ad Adelaide? La stessa cosa di Toninho Cerezo quando era un professionista.

Dopo aver battuto il Brasile l’Italia è un passo dal superare anche la Norvegia nella United Cup e quindi il Berrettini-Ruud di stanotte potremo guardarlo anche senza senza la tensione del risultato finale, visto che è impossibile che la Bronzetti perda contro la Helgo, al di là del doppio misto che è un po’ come tirare la monetina visto che tutto dipende da quanto l’uomo è bastardo nel picchiare sulla donna avversaria. Insomma, strada spianata verso lo spareggio che dà l’accesso alle semifinali (avversaria la vincente di Polonia-Svizzera), eccetera, in una competizione ATP-WTA-Australia che mescola la vecchia Hopman Cup, la defunta ATP Cup e la nuova Coppa Davis, il vero rivale. È una cosa seria? Come al solito saranno i giocatori a decretarlo e al momento la risposta sembra un moderatissimo sì.

Fra due settimane cominciano gli Australian Open, di cui ovviamente non si conosce ancora il tabellone ma soltanto il montepremi: 51,5 i milioni di dollari (americani), quindi 48,2 milioni di euro in totale fra i vari tornei, con la cifra più interessante per gli eliminati/e al primo turno nei singolari: 75.160 dollari, 70.357 euro. Nella sostanza una cifra che, moltiplicata per i 4 Slam, è quella minima, ma davvero minima, per poter fare i professionisti in assenza di sponsor personali, aiuti federali, soldi di famiglia. Certo non sono gli unici introiti in una stagione, ma è soltanto per ricordare una volta di più l’importanza di essere nei primi 100 del mondo: per un professionista non è un traguardo statistico come tanti altri, una medaglietta, ma la differenza fra il bene e il male. Comunque un partecipante alle qualificazioni, buttato fuori al primo turno, può tornare a casa con 17.500 dollari, 16.381 euro: Purgatorio con vista Inferno, e stiamo parlando di gente tranquillamente nei primi 200.

La nostra testa non riesce ad accettare il ritiro dal tennis a 25 anni da miglior giocatrice del mondo, ma quella di Ashleigh Barty evidentemente sì. Per questo abbiamo letto con dolore la sua intervista al New York Times in cui afferma di essersi adattata molto meglio del previsto alla sua vita post-agonistica, fra la famiglia e la passione per la scrittura. Buon per lei, che comunque fra prize money (24 milioni di dollari circa) e sponsor ha di che vivere per più vite e quindi può non farsi guidare da considerazioni materiali. Manca più la Barty al tennis femminile che il contrario: un conto è rimpiangere i campioni del passato, cosa senza senso, un altro farlo con quelli di un potenziale presente.

I nostri consigli per le scommesse tennistiche 2023, iniziati con Huesler-Skatov, per il momento saranno collocati nei commenti di questa rubrica del lunedì, in attesa di un’idea migliore o anche di nessuna idea… Sempre graditi suggerimenti e sensazioni (fondamentali: ieri abbiamo messo all’istante quando a Gasquet contro Giron, ad Adelaide, si è spenta la luce), nessuno ha la verità in tasca ma siamo sempre più convinti che il tennis sia lo sport in cui è più facile battere i bookmaker, cioè il mercato, cioè chi gioca in base al nome. In fondo basta conoscere le caratteristiche di 300 giocatori, che corrisponderebbero a una decina di squadre di calcio.

stefano@indiscreto.net

 

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