Scommessa su Ibrahimovic

23 Aprile 2021 di Stefano Olivari

Il rinnovo di Ibrahimovic, a cifre non chiare visto che il Milan non è tenuto a comunicarle (realistico un fisso di 5 milioni netti, più altri meccanismi per arrivare a 7: di sicuro non dovrà perdersi più di metà delle partite), è una vittoria di Maldini e anche, postuma, di Boban su Gazidis. Nella visione dell’ex calciatore il campione, pur bollito, trascina e valorizza i mezzi giocatori anche se in campo sotto l’aspetto strettamente sportivo è dannoso. Nella visione del manager il quarantenne non è uno che possa essere venduto e quindi va evitato. Meglio quella dell’ex calciatore, anche se il futuro di Ibra è comunque da asteriscare perché la sua quota in una società di scommesse sarebbe da squalifica a livello FIFA ed è incomprensibile come la vicenda si trascini da anni.

La exit strategy di Beppe Marotta dall’incertezza Inter non era la Juventus, anche se ai tempi lui fu in tutto e per tutto una scelta di John Elkann, ma la Lega come presidente-manager, in cialtronese commissioner. E adesso? Difficile che i sudditi scavalcati nella vicenda Superlega puntino ad essere rappresentati da Marotta. E per quanto riguarda l’Inter imperscrutabili i piani di un presidente che non si fa vedere da sette mesi, la cui unica trattativa in corso pare (secondo Repubblica) riguardi i tempi di quarantena. Previsione, quindi fatta con il senno di prima: Marotta e Conte rimangono almeno fino al termine dei loro contratti, giugno 2022, anche con il sacrificio del Lautaro Martinez della situazione sull’altare degli stipendi.

Mentre Agnelli si lecca le ferite e magari ricarica il telefono con cui sabato scorso non ha potuto rispondere a Ceferin (di peggio poteva solo dire “Non ho più credito”), leggendo tutti i futuri scenari della Juventus senza di lui, ci si era quasi dimenticati di Perugia e della cocummella di Suarez. Chiusa la fase istruttoria, che coinvolge anche una degli avvocati della Juventus, e in attesa del rinvio a giudizio, bisogna ricordare la differenza con la giustizia sportiva e la sua inversione dell’onere della prova. Una giustizia che in altri tempi, nemmeno troppo lontani, per una situazione simile avrebbe mandato in Serie B.

Non crediamo a grandi punizioni a Juventus, Inter e Milan, come si dice da più parti, anzi la linea Gravina è quella di lasciar passare un po’ di tempo e ripartire. E poi punizioni per cosa? Di sicuro dopo qualche giorno di libera uscita i media dovranno tornare alle vecchie abitudini e ce lo ha ricordato un’intervista di Maurizio Pistocchi al Corriere della Sera, in cui racconta il suo addio a Mediaset dopo 35 anni: “Nel 2013 Brachino disse a me e a Paolo Ziliani che Andrea Agnelli gli aveva chiesto di toglierlo dai programmi: non so se fosse una boutade, ma l’anno dopo, una mail della segreteria il 13 agosto mi comunicò che non avrei più partecipato ai programmi sulla Champions, dopo che l’allora direttore dello sport, oltre ad avermi richiesto progetti di programmi, si era complimentato con me per l’ottimo livello dei commenti al mondiale di calcio in Brasile. Non è un mistero inoltre che Albanese, capo della comunicazione della Juventus, abbia più volte fatto pressioni per ottenere l’allontanamento di giornalisti scomodi“. In altre parole, questa volta nostre: tutto ciò che è stato scritto in questi giorni su Andrea Agnelli era in un certo senso scritto su concessione.

Uno fra Torino, Benevento e Cagliari farà compagnia a Parma e Crotone nel viaggio verso la Serie B. Come dire: l’ottavo monte ingaggi della Serie A, il sedicesimo e il nono. Già salve Udinese (numero 17 in questo ranking), Verona (18) e Spezia (20). FIGC e Lega, così amanti del diritto sportivo, tiferanno per la favola Benevento?

 

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