Attualità
Schieriamo Berlusconi e Shevchenko
Stefano Olivari 01/03/2022

Silvio Berlusconi è purtroppo morto. Non biologicamente, ma politicamente. Se fosse ancora vivo invece di evitare scissioni di nullità in Forza Italia si sarebbe proposto come grande mediatore fra Putin e Zelensky, conoscendo bene il primo e comunque parlando il linguaggio pop di entrambi. Fino a qualche anno fa sarebbe stato davvero capace di presentarsi al tavolo delle trattative insieme a Shevchenko e Al Bano, per far cessare le ostilità, riprendere le attività economiche e sportive, invitare tutti in Sardegna per l’estate.
E dopo la firma della tregua una serata elegante, perché no? Si vive una volta sola. Dopo qualche mese Nobel per la Pace per Berlusconi, del resto lo diedero preventivo a Obama, che poi comunque avrebbe bombardato senza problemi quando ci sarebbe stato da bombardare: Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, Yemen, Somalia, Pakistan… Certo è con lui che è iniziato il minor impiego di truppe di terra e quello più intensivo della tecnologia (bisognerebbe pagare i diritti al primo che ha fatto il titolo “I have a drone”). Insomma, Berlusconi nella storia almeno quanto Obama.
Perché davvero questa guerra è inconcepibile, al contrario della maggior parte delle guerre, e quindi non è più una questione di merito ma solo di permettere alla Russia di fermarsi senza perdere la faccia ed evitando qualche migliaio di morti all’Ucraina. Ci vorrebbe quindi una persona di grande prestigio, o comunque di grande fama, non necessariamente un diplomatico di carriera, che indicasse come tornare indietro e ci mettesse in qualche modo la faccia. Tanto quasi nessun europeo combatterebbe, proprio in senso fisico, per l’Ucraina ma nemmeno per la propria, di patria. Noi al massimo mandiamo i dispositivi non letali.