Basket

Pianigiani e le coltellate al Pincio

Oscar Eleni 31/10/2015

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Oscar Eleni alla ricerca del bene, sapendo dove sta il male come capita a chi frequenta il Forum di Assago e sente squittire nani e ballerine, strepitare annunciatori da baraccone, lavandosi le mani in acqua sporca della spelonca che per l’ultimo saggio perduto contro l’Olympiakos aveva un solo tabellone segnapunti funzionante. Robe de matt e poi ci facciamo il sangue amaro se la FIBA nel tentativo di riappropriarsi della massima manifestazione per club ha fatto sapere che per l’Italia ci sarà un posto soltanto per la squadra campione. La Lega che cosa potrebbe dire, o potrebbe fare? Be’, intanto specchiarsi di meno nel rigurgito televisivo e chiedere conto, perché, come diceva nella notte del suo compleanno Tony C. , il palmares di una società dovrebbe contare e Milano qualcosa ha vinto più di molti altri in Europa. Vero che siamo italietta nelle coppe, i nostri campioni in carica hanno preso mazzate anche contro un Maccabi pieno di problemi, dove alle spalle dell’allenatore vedi facce sbalordite, occhi che non guardano lavagne , ma cercano intorno consenso per poter dire: scusa, allenatore, non capisco, non ho capito.

Lo facevano anche i grandi dell’ultima Varese da viaggio, proprio a Tel Aviv, certo neppure parente di questa squadra di certosini affidata al povero Paolino Moretti che meritava qualcosa di più e di meglio. Ma nella bosineria hanno deciso che Cecco Vescovi non andava più bene (a proposito, auguri per il suo nuovo incarico da allenatore, seppure nelle minori lombarde). Dicevamo dell’ultima Varese europea quando Nico Messina, il balilla che ha infiammato platee e grandi giocatori, disegnava sul tavolo i giochi che avrebbe voluto fare e Charlie Yelverton, appena rientrato dal footing sulla spiaggia, inseguito dai cani della sicurezza preoccupati di vederlo in tuta bianca a sfondo nero da guastatatore, impazziva davanti a quella tigre che sapeva stare con uomini che avessero dentro almeno il coraggio, non sembra il caso dei nuovi astri di casa Mizrahi a Tel Aviv, anche se contro Sassari si è visto almeno l’impegno profuso nell’euroday di Chicago contro l’Emporio Armani che poi scoprì l’essenza dei dominatori d’Israele a New York. Ma lasciamo perdere l’Eurolega, convinti che Repesa arriverà ad una soluzione dei problemi di Milano prima che Sacchetti possa capire cosa passa nella testa di Brent Petway. Per quella di Haynes non ci sarà bisogno di tante esplorazioni, basterebbe chiedere.

Per la purificazione di una notte al Forum ci sarebbe servita davvero una passeggiata romana al Pincio insieme al conte Aquari per capire cosa non funzionava più nell’orologio ad acqua inventato da frate Imbriago, per la verità storpiatura del nome, alla romana se dice, di chi passeggia a Villa Borghese guardando l’idrocronometro di padre Giovan Battista Embriaco, capolavoro del ’68, ma nell’800 però. Ci servirebbe una settimana di vacanze romane non tanto per scoprire i segreti della nuova rometta del Toti che ha rimesso Caja al timone della società autoretrocessa, disegnando con il siluramento “consensuale” di Saibene la strada che forse servirà a Gianni Petrucci per chiudere adesso il rapporto con Simone Pianigiani che certo prende molto più dell’allenatore appena sostituito in viale Tiziano.

Erano uccellini preparati quelli che ci dissero di anticipare su questa rubrica come sarebbe andato il rapporto da separati in casa fra il presidente federale e il capo tecnico musone che vietava il pullman a giornalisti embedded nelle trasferte pre europee di Azzurra. Adesso hanno avvistato il delfino Ettore Messina anche nel mare roseo, dove hanno scoperto che andare oltre lo 0 virgola poco e niente con il canale televisivo è difficilissimo e potrebbe portare alla chiusura, magari mascherando il flop alla solita maniera, come ci hanno abituato nelle manifestazioni organizzate direttamente dalla real casa, dove c’è tutto, ma sembra di esserer in mano a droni anche un po’ avari, non soltanto d’idee, pure di sentimenti. Certo a questa gente il Basile che a 40 anni gioca perché si emoziona ancora non dirà mai niente.

Roma e i suoi pugnalatori. Se ne lamentava Catilina, poi hanno pensato che Cesare ye dava de tacco e de punta e allora meglio ventisei pugnali per le sue idi, adesso questo protosindaco Marino che viene portato fuori dalla città senza tante cerimonie. Vada ad operare dal buiacaro e si guardi bene dal chiedere vino pregiato perché il ristoratore risentito spiffera, oh se spiffera. Manca soltanto la defenestrazione del piccolo principe lupaiolo Pianigiani, il “prodigio” senese” che dopo le grandi stagioni sul campo sfiorato dai corridori dell’Eroica non ha più avuto lo stesso sole al mattino. Certo in Turchia si soffre. Chiedetelo a Datome che fa una gran fatica ad inserirsi nella gabbia dell’Obradovic che sembra urlare sempre come nelle notti delle streghe: una volta, però, erano tutti dolcetti per l’allenatore più vincente d’Europa, adesso gli fanno anche qualche scherzetto, soprattutto i suoi giocatori che l’anno scorso lo intossicarono prendendole da Smirne, che è partito facendo boom contro il solito Barcellona che non ci convince. Anche se è presto per dividere i buoni dai cattivi, pensate allo Stasburgo aveva dominato il Fener e poi ne ha prese una valanga a Monaco da Pesic, o allo stesso Cedevita che davano in dotazione come materasso del girone dove l’Armani avrebbe, forse può ancora farlo, giocare per il primo posto dopo che Mrsic e il Poz hanno steso Ivkovic e l’Efes. Anche lui, il feroce Obradovic, che Gherardini deve ammansire come faceva a Treviso seguendo il pensiero di Buzzavo, seguendo le regole della Milano da cambiare ogni volta che i manovratori sbagliano strada, ha voluto la rivoluzione del Fenerbahce dove nessuno ha mai tenuto conto delle radici piantate bene da Boscia Tanjevic. Ci vuole tempo. Lui ci lavora anche bene. Vedremo.

Ora torniamo al Pincio per sapere dal frate quando arriverà davvero Messina. Secondo Crippa, all’ottavo anno come “spione” europeo per San Antonio, uno che con Tancredi nostro ci ha giocato, sofferto e vinto, la cosa sembra davvero difficile perché Popovich e gli Spurs, che hanno appena rosolato un Bargnani da 5 punticini in 16’, sognano di andare avanti nei play off e allora saremmo a giugno e il preolimpico a luglio dovrà essere preparato, come minimo, per trenta giorni. Dicono che il fantasma nell’opera, console operante nel nome di Ettorre, sarà Frank Vitucci, scaricatosi da Varese, poi scaricato da Avellino e ora sornionamente ospite televisivo che guarda dal monte Parnaso un sistema dove siamo ancora ai buffetti per le società che organizzano in modo vergognoso i loro avvenimenti, nel tedioso scaricabarile con amministrazioni da vomitino, dove manca davvero la figura centrale capace di imporre una legge che a Porelli sembrava fondamentale: rispetto assoluto delle regole. Chi sgarra è fuori. Comunque sia, Vitucci avrà a che fare anche con colleghi che appena le cose vanno male non dicono ‘Scusate, dobbiamo chiuderci in palestra, parlare davvero fra di noi, lavorare per migliorare quello che non sappiamo fare’. No, questi piagnucolano e chiamano gli agenti amici per sapere se esiste in giro il messia capace di trasformare i loro pani e i loro pesci, tutta roba congelata o stantia.

Considerando che le oculate scelte televisive ci daranno lunedì una eccitante rivisitazione delle sfide fra Bologna e Caserta, record 1-3 per le ex titolate del sistema, ci sentiremo lunedì, ma intanto fate una visita al vostro libraio di fiducia per acquistare la rivisitazione fatta da Mario Arceri sulle “Leggenda del basket” per i tipi di Baldini & Castoldi, 928 pagine accidenti, una meraviglia e 25 euro non sembrano poi tanti per tenersi in biblioteca tante storie di uno sport che merita di essere amato, anche se chi lo dirige fa di tutto per appropriarsi di una storia che non gli appartiene. Ma non per motivi temporali, soltanto per spocchia e poca voglia di scoprire che l’acqua calda fra i canestri è già stata inventata e non ha bisogno di buio o di fiamme, di coppette, di imbonitori da fiera del maiale prima che altri geni come loro scoprissero che troppi insaccati fanno male.

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