Attualità

Perché nessuno vuole fare il cameriere

Stefano Olivari 10/05/2022

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I giovani italiani non vogliono fare i camerieri. Fino a qualche mese era soltanto una frase di Flavio Briatore nelle sue ospitate televisive, adesso il tema è diventato quasi un genere giornalistico a sé stante. Con interventi di chiunque, partendo ovviamente dai ristoratori (Filippo La Mantia, Alessandro Borghese, eccetera) ed arrivando ai filosofi post-Covid, secondo i quali il lockdown avrebbe fatto riscoprire il valore del tempo. In mezzo si schierano i concreti, i mercatisti, quelli che “Pagate i camerieri di più e avrete la fila”.

Ci sono ovviamente tanti casi difficili da definire, cioè di gente che farebbe volentieri il cameriere ma che non vuole lavorare di sera o nei fine settimana, oppure di gente che non ha problemi di orario ma pretende di essere pagata in nero, per non perdere il reddito di cittadinanza e altri incentivi all’evasione fiscale inventati dai 5 Stelle (il peggiore di tutti è il bonus facciate, tanto valeva bonificare direttamente i soldi a Cosa Nostra).

Ma quanto guadagna un cameriere? Uno con il contratto minimo, quello di quinto livello, non meno di 1.454 euro lordi al mese, a cui aggiungere le mance, che dipendono fondamentalmente dal tipo di clientela. Tanti camerieri professionisti, fra nero e bianco, arrivano anche a 5.000 euro al mese, senza bisogno di entrare nelle grazie dell’arabo al Billionaire. Certo a quella cifra non ci si avvicina nella pizzeria egiziana della nostra ex periferia, ma è verosimile che facendo il cameriere una persona senza alcuna qualifica possa guadagnare come un laureato con una laurea senza richieste.

Secondo noi il gigantesco non detto di tutta la questione è un altro ed è questo: nessuno sogna di fare il cameriere e pochi vogliono farlo, a prescindere dai soldi. Discorso ovvio per chi è di ceto sociale alto, non ha bisogno e deve in qualche modo salvare le apparenze, ma paradossalmente ancora più valido per chi proviene dalla piccola borghesia. Quattro nonni operai-contadini su quattro, cioè i nostri ma pensiamo anche di tanti di chi ci legge (la storia d’Italia è piuttosto breve), avrebbero considerato un disonore che figli e a maggior ragione nipoti non andassero ‘avanti’. E nella loro prospettiva fare il cameriere non era certo andare avanti.

Meglio la fabbrica di servire ai tavoli, a meno che il locale non sia tuo. È un discorso che può non piacere, ma milioni di persone, anche di persone che avrebbero bisogno di lavorare, la pensano così. Non è quindi soltanto un discorso di orari, fra l’altro noi abbiamo sempre lavorato la sera, il sabato e la domenica con gioia (nel pacchetto c’è anche l’evitare le rotture di palle da weekend e la gente da weekend), c’è anche dell’altro e non si può dire apertamente perché riguarda tutta l’organizzazione della società. L’intellettuale seduto al Café de Flore pretende qualcuno che lo serva al tavolo.

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