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Musica

Perché Mengoni (non) vincerà l’Eurovision

Paolo Morati 13/05/2023

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Marco Mengoni (non) vincerà l’Eurovision Song Contest, stasera nella cosiddetta Grand Final a Liverpool. Questo per varie ragioni che esulano dalla validità della sua canzone (Due vite, in versione abbreviata rispetto a quella sanremese, è apprezzatissima) e dalle sue capacità di interprete. La prima è che avendo l’Italia conquistato il trofeo solo due anni fa con i Måneskin difficilmente avrà la giusta spinta per riportare subito la manifestazione nel nostro Paese. Insomma sono lontani i tempi del ‘three in a row’ irlandese (Irlanda tra l’altro nuovamente eliminata, con tanto di polemiche interne).

In secondo luogo Mengoni si esibirà nella prima metà della finale, per undicesimo, insieme tra l’altro a tanti altri favoriti, a torto o a ragione tradizionalmente considerata meno fortunata per gli aspiranti a una vittoria. Terzo, Due vite non è una canzone che si presta a particolari effetti speciali per cui tutto si gioca sulla forza emotiva e interpretativa, da quel che si è visto già certamente potente ma che dovrà scontrarsi con chi mette sul piatto trovate di ogni tipo, se non numeri iper colorati e strillati come d’abitudine per l’ESC ma anche la discografia in generale, dove la messa in scena serve a spingere oltre la semplice esibizione canora.

Insomma, se da un lato Due vite di Marco Mengoni si posizionerà probabilmente in alto con le giurie nazionali è tutto da capire quanto verrà premiato da casa. Favoritissima fino ad oggi Loreen (già vincitrice 11 anni fa) per la Svezia (Tattoo) seguita dal finlandese Käärijä che, con la sua semi camicia verde gonfiabile mentre intona (si fa per dire) Cha cha cha, avrà gioco facile con il televoto. Per il resto non male la francese La Zarra, che canterà però per sesta la sua Évidemment, e attenzione al numero croato dei Lete 3 in chiave anti bellica (Mama ŠČ!) e con tanto di missili cartonati e spogliarello, e alla qualità della band slovena Joker Out (Carpe diem). Qualche chance infine anche per l’italo norvegese, Alessandra Mele, natia di Pietra Ligue ma in gara per la Norvegia dove vive.

Da notare con piacere che diversi di questi cantano nella propria lingua… come Marco Mengoni che, al pari del belga Gustaph (un clone di Boy George) e la solida band australiana Voyager (tra i nostri preferiti, con Promise, insieme alla portoghese Mimicat), lo ribadiamo a scanso di equivoci che (non) vincerà.

Crediti foto: Corinne Cumming – EBU

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