Attualità

Monolocale di 14 metri quadrati a Milano

Indiscreto 11/12/2024

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Tutti abbiamo letto del monolocale di 14 metri quadrati, affittato a Milano in zona Politecnico per 750 euro al mese da Gian Maria Tirrico, l’ennesimo agente immobiliare-influencer (adesso che gli chef sono tornati cuochi), che seguamo con la devozione con cui seguiremmo un Maicol Pirozzi. In ogni caso saltiamo le cose più prevedibili, come le reazioni del popolo del web (“Con 750 euro a Scafati affitto una villa“) e il gramellinismo dei poveri, come dei poveri è il gramellinismo vero, di chi ha in testa le case della nonna con l’ingresso, i corridoi, le anticamere, il tinello, eccetera, tutte cose che ancora oggi si possono vedere in qualche film italiano finanziato dalle regioni. Come detto altre volte, abbiamo l’età per essere stati obbligati a usare le pattine, e in certi casi le abbiamo davvero usate.

Diciamo la verità, per lo meno la nostra verità: se fossimo uno studente fuori sede o un lavoratore in trasferta per un po’ preferiremmo tutta la vita 14 metri indipendenti e ristrutturati in maniera figa all’impiego della stessa cifra in un appartamento molto più grande ma in condivisione, scatenando meccanismi ben raccontati nella celebre pagina Facebook Il coinquilino di merda. Non stiamo evidentemente parlando di famiglie e nemmeno di coppie, anche se con qualche acrobazia in due ci si potrebbe stare, ma di single che vivono gran parte della propria esistenza fuori di casa e non vogliono avere difficoltà di gestione. È chiaro che su metrature più ampie, nella stessa zona, il prezzo sarebbe proporzionalmente inferiore, non è che 140 metri costerebbero 7.500 euro al mese, ma qui stiamo parlando soprattutto di comodità, praticità, di non essere schiavi della casa per manutenzione e pulizie.

Come al solito infliggiamo la nostra opinione, ma del resto se vi interessasse soltanto la notizia non sareste qui. Le persone in questi ultimi anni sono cambiate e non soltanto a Milano e non soltanto in negativo: se l’auto ha smesso di essere uno status symbol da anni, con buona pace dei dirigentoni che spiegavano la loro furbizia nel puntare sull’alto di gamma (adesso vendeteli, questi barconi elettrici da 80.000 euro per il weekend a Courma, al grafico lucano free lance criptogay o alla truth seeker zoccola di Rovigo), adesso è il turno della casa. Abbiamo tanti amici, ma nessuno ci viene a trovare a casa né noi ci presentiamo a casa loro: i locali esistono per vedersi e stare insieme, non per bere una birra inferiore alla Raffo. Ragionando da single preferiamo oggi, memori dei tanti imbarazzanti ‘Ti faccio vedere la casa’ che ci hanno inflitto.

stefano@indiscreto.net

 

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