Mancini esonerato

25 Marzo 2022 di Stefano Olivari

Roberto Mancini esonerato, fra poco la Nazionale annuncerà il suo successore: Lippi-Cannavaro per i nostalgici, Conte guardando al presente. Qualsiasi altro fallimento mondiale nella storia dell’Italia è stato seguito in poche ore, a volte pochi minuti, dall’esonero o dalle dimissioni dell’allenatore e spesso del presidente federale, a prescindere dal loro grado di colpevolezza. Così ha funzionato per gente che non ha mai vinto, come Ventura, ma anche per chi al Mondiale ha fatto male dopo averlo conquistato, come Bearzot e Lippi. Così però non funzionerà per Mancini, riconfermato da Gravina ed ora in fase di riflessione. Insomma, nessun esonero di Mancini.

Può dimettersi, dopo la tremenda partita di martedì con la Turchia che pagherebbe di tasca sua per annullare, può rimanere con entusiasmo, può tirare a campare: dipende fondamentalmente da lui e dalle sue sensazioni e mai come in questo momento avremmo voluto leggere un editoriale di Franco Rossi. Però la situazione attuale è una novità assoluta per l’Italia, con la quasi totalità dei media che parla di progetto ed invita a prescindere dall’ultimo risultato. Stiamo parlando di un paese che giustificava i pomodori tirati agli azzurri di Valcareggi secondi dietro al Brasile di Pelé due anni dopo aver vinto l’Europeo, o dove l’Italia di Bearzot dopo il gran Mondiale del 1978 veniva fischiata in quasi ogni stadio.

Veniamo al punto. Il risultato non è un valore assoluto ma qualcosa da mettere in relazione con le proprie possibilità e quelle degli avversari: pur con tutto il disfattismo cosmico di queste ore possiamo dire che i calciatori italiani siano inferiori a quelli della Macedonia? Chi gioca nel PSG, nel Chelsea, nell’Inter, nel Milan, nel Napoli, lo fa perché ha un procuratore migliore di chi gioca nel Levante, tanto per citare il migliore dei macedoni? Euro 2020 è stato un capolavoro di Mancini ma anche in questa eliminazione mondiale c’è tanto di suo. Non ha avuto nemmeno il coraggio di ascoltarsi, convocando un Balotelli che anche da ex giocatore parte da una base di talento molto superiore a quella degli Immobile e degli Insigne.

In sintesi: tifiamo perché Mancini rimanga, perché ha creato intorno alla Nazionale un bel clima e perché sarebbe una svolta anche a livello culturale, ma dobbiamo notare che a livello mediatico e politico lo schema è sempre lo stesso: i nemici devono fare risultato, gli amici anche quando fanno schifo hanno sempre un progetto e chi non lo capisce è un becero. Il livello dei calciatori italiani, poi, secondo la logica dovrebbe essere lo stesso dell’estate 2021. E le punte, le mitiche punte da 400 gol a stagione? Si sono vinti Mondiali con titolari Luca Toni o Guivarc’h, al confronto Immobile è Pallone d’Oro a vita. Scommessa? Mancini si dimette in tempi brevi, nel calcio di oggi quattro anni nel mirino sono impossibili.

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