Calcio
Mai dire Jol
Alec Cordolcini 26/02/2010
di Alec Cordolcini
L’ibrido dell’Ajax, McClaren senza attacco, lo spessore del PSV e il ritorno dell’Anderlecht.
1. Lo scorso anno Trond Sollied, il cui 4-3-3 è un marchio di fabbrica fin dai tempi del Rosenborg, accolse il Milan ad Heerenveen inventandosi un 3-5-2 assolutamente inedito. La squadra affondò. Ieri Martin Jol, il cui Ajax ha finora ben figurato in stagione con un 4-3-3 spumeggiante, è andato a giocarsi la qualificazione a Torino con 4-3-1-2 ibrido. Un’invenzione (incomprensibile) dell’ultimo momento che ha ricordato la confusa gestione Van Basten di una manciata di mesi fa. La Juventus ha sentitamente ringraziato, passando all’incasso senza sforzarsi troppo. I bianconeri, al solito pessimi sotto il profilo del gioco, hanno solo due opzioni in attacco: il colpo di testa su palla inattiva e le invenzioni di Del Piero. Ieri il capitano ha latitato, eppure la Juventus avrebbe vinto lo stesso ai punti grazie ad un palo colpito da Sissoko, che ha confermato tutta la fragilità dell’Ajax sulle palle alte. Il pericolo per i bianconeri avrebbe dovuto arrivare dai lati, ma senza tridente (Emanuelson e Rommedahl in panchina, Pantelic in avanti non supportato dallo spento Sulejmani) e con un Van der Wiel che ha regalato la peggior prestazione stagionale, le ambizioni degli ajacidi si sono rivelate assolutamente velleitarie. Tanti, troppi interpreti sottotono: De Zeeuw, Siem de Jong, Vertonghen. Sulejmani ha fallito l’ennesima chance, confermandosi il Felipe Melo dell’Ajax: una vagonata di milioni spariti dopo aver tirato lo sciaquone. Migliore in campo degli olandesi si è così rivelato il nazionale camerunese Enoh, un mastino che non ha lasciato a Diego nemmeno l’aria per respirare. L’Ajax doveva vincere, ed il suo MVP è stato un interditore. Superfluo aggiungere altro.
L’ibrido dell’Ajax, McClaren senza attacco, lo spessore del PSV e il ritorno dell’Anderlecht.
1. Lo scorso anno Trond Sollied, il cui 4-3-3 è un marchio di fabbrica fin dai tempi del Rosenborg, accolse il Milan ad Heerenveen inventandosi un 3-5-2 assolutamente inedito. La squadra affondò. Ieri Martin Jol, il cui Ajax ha finora ben figurato in stagione con un 4-3-3 spumeggiante, è andato a giocarsi la qualificazione a Torino con 4-3-1-2 ibrido. Un’invenzione (incomprensibile) dell’ultimo momento che ha ricordato la confusa gestione Van Basten di una manciata di mesi fa. La Juventus ha sentitamente ringraziato, passando all’incasso senza sforzarsi troppo. I bianconeri, al solito pessimi sotto il profilo del gioco, hanno solo due opzioni in attacco: il colpo di testa su palla inattiva e le invenzioni di Del Piero. Ieri il capitano ha latitato, eppure la Juventus avrebbe vinto lo stesso ai punti grazie ad un palo colpito da Sissoko, che ha confermato tutta la fragilità dell’Ajax sulle palle alte. Il pericolo per i bianconeri avrebbe dovuto arrivare dai lati, ma senza tridente (Emanuelson e Rommedahl in panchina, Pantelic in avanti non supportato dallo spento Sulejmani) e con un Van der Wiel che ha regalato la peggior prestazione stagionale, le ambizioni degli ajacidi si sono rivelate assolutamente velleitarie. Tanti, troppi interpreti sottotono: De Zeeuw, Siem de Jong, Vertonghen. Sulejmani ha fallito l’ennesima chance, confermandosi il Felipe Melo dell’Ajax: una vagonata di milioni spariti dopo aver tirato lo sciaquone. Migliore in campo degli olandesi si è così rivelato il nazionale camerunese Enoh, un mastino che non ha lasciato a Diego nemmeno l’aria per respirare. L’Ajax doveva vincere, ed il suo MVP è stato un interditore. Superfluo aggiungere altro.
2. Peggio del club di Amsterdam ha fatto il Twente, disintegrato 4-1 a Brema dal Werder. Un esame di maturità che McClaren ha affrontato senza due terzi dell’attacco titolare (fuori Nkufo e Stoch per Luuk de Jong e Parker), ma non è una scusante. Anzi, il reparto avanzato ha fatto la sua parte: De Jong ha segnato, Ruiz ha fornito l’assist e colpito un palo (sul 3-1). Il disastro è avvenuto in difesa, in totale black-out. Possiamo solo immaginare lo sgomento dello spettatore occasionale presente sugli spalti del Weserstadion ieri sera guardando il brasiliano Douglas, che gli era stato presentato quale miglior difensore della Eredivisie (anche noi la pensiamo così) nonché elemento per il quale il Twente a gennaio aveva rifiutato un’offerta di 10 milioni di euro da parte del Wolfsburg. Si sarà chiesto se esiste ancora qualcuno sulla faccia della terra che capisca di calcio. Una certezza però Werder Brema-Twente l’ha regalata: il trio Marin-Özil-Pizarro è pura poesia calcistica.
3. La squadra olandese che ha dimostrato di possedere maggior spessore internazionale è il Psv Eindhoven. Ha dominato l’Amburgo (privo di Van Nistelrooy) nel primo tempo, chiudendo sul 2-0 grazie ad un tocco sottomisura di Toivonen e ad una bomba su punizione di Dzsudzsak (poi espulso per proteste). Gli anseatici sono tornati in gara grazie ad un errore del portiere Isaksson, uscito male su Petric. Lo svedese, dopo un pessimo inizio di stagione, aveva sensibilmente migliorato il rendimento: peccato che l’insicurezza sia tornata a bussare alla sua porta proprio in una delle serate più importanti. Dopo il pareggio di Trochowski su rigore, l’ingresso del 16enne Zakaria Labyad nel cuore del centrocampo del Psv ha rivitalizzato gli olandesi. Il 3-2, firmato da Koevermans, è però arrivato solamente ad un minuto dalla fine. Arbitraggio insufficiente, ma non è il caso di fare drammi. Le lamentele lasciatele ai Della Valle.
4. Zero su tre per l’Olanda, due su tre per il Belgio. La copertina spetta di diritto all’Anderlecht, che schianta l’Athletic Bilbao a Bruxelles. I baschi ce la mettono tutta per facilitare la vita ai bianco-malva: il portiere Iraizoz si fa passare sotto il corpo un non irresistibile tiro di Lukaku, il centrale San Josè infila la palla direttamente nella propria porta. Forte del doppio vantaggo, l’Anderlecht domina. Superbe le prestazioni in mediana del 19enne Kouyatè, di Biglia e di Boussoufa, notevole la botta di Legear da 25 metri che fissa il punteggio sul 4-0 a finale. Era dalla stagione 2000-2001 che l’Anderlecht non faceva così bene in Europa. Lo Standard Liegi per contro mancava dagli ottavi di una manifestazione internazionale dal 1982. Lo 0-0 strappato a Salisburgo è stato un risultato sofferto ma meritato. Catenacciari nel primo tempo, più sciolti nella ripresa, i Rouges hanno avuto due grandi con chance con Mbokani (palo) e De Camargo, ma hanno rischiato per un intervento “a saponetta” del portiere Bolat. Fortunatamente per loro il tiro-cross di Sekagya non era diretto in porta. Bolat è lo specchio della stagione dello Standard: un vertiginoso saliscendi tra grandi prestazioni (ricordate il gol in Champions all’AZ?) e tonfi clamorosi. Non è invece clamorosa l’eliminazione del Fc Brugge; gli uomini di Koster reggono, grazie alle parate di Stijnen, fino ai supplementari contro il Valencia. Finisce 3-0, senza rimpianti. Visto lo squilibrio delle forze in campo, uscire dal Mestalla con la qualificazione sarebbe stato un mezzo miracolo.
Alec Cordolcini