Attualità

Lo smartphone nell’altra stanza

Stefano Olivari 09/01/2018

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Questione di testa, come direbbe il nostro allenatore di Serie C preferito, che al momento è Eziolino Capuano. Sempre alla ricerca di un colpevole esterno per i nostri fallimenti, da un po’ di tempo ci siamo appassionati al tema della mancanza di concentrazione… Ma cosa stavamo dicendo? Ah sì… Secondo le più recenti teorie dei neurologi, negli ultimi 15 anni l’adulto medio ha visto ridursi di circa il 33% il tempo medio di concentrazione, attualmente quindi variabile fra gli 8 e i 9 secondi. Lo indica anche l’evidenza empirica, nell’era di un multitasking che riguarda tutti a prescindere dalla professione. Anzi, il problema è proprio che questo moltiplicarsi di stimoli non riguarda il lavoro, con un tempo necessario a tornare con la testa sull’attività principale valutabile nell’ordine dei 20 secondi. Chiunque può fare le moltiplicazioni per tutte le stupidaggini inutili e quasi mai divertenti che riceviamo, con un risultato quotidiano di vita buttata spaventoso.

Abbiamo trovato molto interessante questo articolo di Science Daily su un recente esperimento condotto dalla McCombs School of Business della University of Texas: in pratica si sono presi due gruppi di utilizzatori di smartphone (in totale 800 persone), studiandone i comportamenti nella stessa situazione. Primo gruppo: Adrian Ward e i suoi assistenti hanno invitato a togliere la suoneria agli smartphone, e diviso il gruppo in tre sottogruppi: uno che girasse i telefoni in modo che non si potesse guardare lo schermo, uno che li mettesse nella borsa e uno in un’altra stanza. Fatto questo, i partecipanti si sono messi al computer concentrandosi sui test cognitivi proposti, uguali per tutti. Il risultato è stato sorprendente ma non troppo: chi aveva messo il telefono in un’altra stanza aveva fatto significativamente meglio di chi, pur non usandolo, ce l’aveva vicino. In sostanza la sola presenza e possibilità di uso dello smartphone riduce concentrazione (Ward parla di ‘brain drain’) e in ultima analisi produttività.

Secondo gruppo: in questo caso non utilizzatori generici ma persone consapevoli del non potere fare a meno dello smartphone durante la loro giornata. Un sottoinsieme quindi di malati o semplicemente di gente che sa di esserlo, in cui onestamente ci ritroviamo. Stesso schema usato per il primo gruppo, con qualcuno che metteva il telefono girato, qualcun altro nella borsa e qualcun altro ancora nella stanza a fianco. Risultato: questo secondo gruppo di malati ha avuto risultati peggiori del primo gruppo per così dire generico, ma solo per i sottogruppi che hanno tenuto il telefono vicino. In altre parole, tenere lo smartphone nella stanza a fianco ha prodotto gli stessi risultati, facendo del bene a tutti. La conclusione principale dei ricercatori punta quindi più sulla presenza dello smartphone che sul suo uso: certo l’arrivo a raffica di messaggi, notifiche e telefonate peggiora le cose, è evidente, ma già la semplice possibilità di uso cambia e non di poco le nostre possibilità cognitive.

Cosa fare? Chi deve essere reperibile, almeno nelle presunte ore di presunto lavoro, non ha scelta: può evitare di rispondere a chi non chiama per lavoro (ingenerando un senso di colpa di altro tipo, perché l’amico vale più del collega), ma lo smartphone vicino lo deve avere. La maggior parte dei lavori, anche nel mondo di oggi, si svolgono però in un posto ben specifico e spesso senza bisogno di interazioni telefoniche: lo smartphone diventa solo un prolungamento, metteteci voi di che cosa, ma non certo una necessità. Non si tratta di rimpiangere i bei tempi andati e le tante ore ore perse alla ricerca di una via sconosciuta o per un appuntamento saltato senza possibilità di essere avvertiti, ma soltanto di dividere la vita in cose che vogliamo davvero fare e cose che subiamo.

 

Riferimenti: Adrian F. Ward, Kristen Duke, Ayelet Gneezy, Maarten W. Bos. Brain Drain: The Mere Presence of One’s Own Smartphone Reduces Available Cognitive Capacity. Journal of the Association for Consumer Research, 2017

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