Attualità

L’Italia nell’era del Coronavirus, paura e ignoranza

Indiscreto 06/03/2020

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Che cosa fanno gli italiani costretti dal Coronavirus a rimanere a casa, o comunque ad uscire di meno? Di sicuro non leggono, visto che dall’inizio dell’epidemia le vendite dei libri in Italia sono crollate del 23% e nella sola Milano del 55 (fonte Repubblica). Forse guarderanno in televisione qualche partita di Serie A a porte chiuse, magari con Juventus-Inter in chiaro: speriamo che il governo non si occupi della cosa, se no davvero meriteremmo l’estinzione immediata.

Pochi dubbi sui loro acquisti, registrati dalla Nielsen ed osservati da chiunque di noi sia entrato negli ultimi giorni in un supermercato: incrementi nell’ordine del 50% per riso, pasta e conserve, di oltre l’80 per il sapone liquido, di quasi il 90 per la candeggina, del 260 per le salviette e umidificate, del 347 per l’alcol denaturato. C’è una logica, per quanto discutibile, mentre non ne troviamo nel più 22% della carta igienica: la gente pensa di cagare di più, per la tensione, oppure che Foxy e Tenderly scarseggeranno come le mascherine.

Non abbiamo i dati ufficiali dei giornali, ma quelli ufficiosi dicono di un calo, anche se non pesante come per i libri: il terrore non avrebbe dovuto indurre a informarsi di più, magari anche solo per vedere confermati i propri pregiudizi? Niente, meglio stare fissi con la tivù accesa a seguire il virologo di fiducia, ormai considerando di famiglia i vari Burioni, Capua, Pregliasco, fino a Piripicchio perché le trasmissioni sono tante e vanno riempite.

Si vive e si scrive nel presente, non con il senno di poi. Quindi in questo momento di follia e depressione collettive ci sentiamo di dire che molti italiani stiano reagendo a certi stimoli mediatici e politici in maniera più che proporzionale alla gravità del pericolo. Nessuno più parla del referendum costituzionale, di parti del Paese svendute o comunque non difese, del disprezzo di buona parte della classe politica per le attività manifatturiere e per l’imprenditoria in generale, nemmeno dei circa diecimila italiani che ogni anno lasciano questo mondo a causa dei vari ceppi influenzali e delle loro complicazioni. Paura e ignoranza: tutti a casa a seguire i messaggi a reti unificate, aggrappati a Dybala e Brozovic e pronti a eseguire qualsiasi ordine arrivi da fuori.

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