Attualità

L’Italia è in recessione per colpa di Cinque Stelle e Lega?

Indiscreto 31/01/2019

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L’Italia è in recessione, nel quarto trimestre del 2018 il PIL (Prodotto Interno Lordo) è diminuito dello 0,2% e lo scenario è peggiore di quello atteso, che già era negativo. Su questo punto non dovrebbe esserci discussione, così come sul fatto che stiamo andando percentualmente peggio rispetto a tutti i grandi paesi europei e che il problema sia stato e rimanga quella della domanda interna, con alcuni settori (l’auto su tutti) a trascinare verso il basso. Chi fa del terrorismo mediatico però dovrebbe spiegare alle masse che il PIL è soltanto un indicatore e al suo interno ha mille componenti anche contraddittorie fra di loro, non fosse altro che perché non tutte le transazioni economiche contribuiscono al benessere di un paese: gli stipendi dei finti forestali contribuiscono ad aumentare il PIL, così come le pensioni ai falsi invalidi (chissà se anche il reddito di cittadinanza entrerà nel conteggio, per analogia pensiamo di sì) e il prezzo di una casa comprata al doppio del suo valore da uno spacciatore di droga bisognoso di riciclare. In altre parole, il PIL indica la cilindrata di un paese e il suo andamento un grossolano tasso di sviluppo, ma variazioni dello zero virgola possono anche essere poco significative: non siamo insomma nella zona del più 6,7% cinese. Il classico esempio da libro di macroeconomia, usato per divertire i commensali in pizzeria, è che se un uomo sposa la sua domestica il PIL diminuisce (a meno che non paghi la neo-moglie, cosa teoricamente possibile).

Detto questo, dal punto di vista tecnico l’Italia è in recessione e paradossalmente c’è più accordo sui rimedi (i soliti generici: investimenti, infrastrutture, produzione, lavoro, esportazioni) che sulle responsabilità. Chiaramente il governo attuale dà la colpa ai governi targati PD, mentre le opposizioni attribuiscono il segno meno ai segnali all’economia mandati da Cinque Stelle e Lega. I primi espressione di una cultura fondamentalmente avversa all’impresa e al lavoro vero, tutti aspiranti statali o comunque simpatizzanti di quel mondo. I secondi lanciati verso la trasformazione in partito nazionale, che in cambio del monopolio mediatico della campagna anti-immigrazione (l’unica che davvero unisce, anche se il giornalista collettivo non capisce perché) hanno dovuto cedere sull’economia, mettendoci anche del loro con i ridicoli slogan contro la Fornero, intesa sia come donna sia come legge. La nostra domanda, a tutti, è di chi sia in prevalenza la colpa di questa recessione: dei governi del PD o del governo attuale? La nostra risposta, personale, è che nell’ultimo decennio la tendenza negativa del PIL è stata invertita soltanto all’inizio del quarto governo Berlusconi e con Monti: negli altri periodi si sono gestite situazioni, senza grossi meriti o colpe. Ingiudicabili adesso Cinque Stelle e Lega, la colpa della situazione attuale non è loro (e quindi rispondiamo ‘no’ al sondaggio) ma i segnali che mandano sono tutti anti-impresa e quindi fra un anno il più 1,5% auspicato da Conte probabilmente rimarrà un sogno.

 

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