Cinema

Lionheart, Van Damme e gli amici Qissi

Stefano Olivari 20/09/2022

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Esiste un essere umano di sesso maschile che non abbia visto e rivisto Lionheart, emozionandosi ogni volta pur conoscendo ogni battuta ed anche il colpo di scena finale? Fra i 50 film che rivediamo ogni anno, di generi diversi e rigorosamente mai pallosi perché la vita è breve, questo della consacrazione di Jean-Claude Van Damme occupa un posto d’onore: per il suo ritmo, per gli istinti primari risvegliati dalla trama, per il senso dell’onore che viene più volte evocato, perché è divertente, perché è credibile visto che nel 1990 soltanto da pochi anni Van Damme aveva abbandonato la carriera nel karatè (medaglia d’oro europea con il Belgio nel 1979) per inseguire un improbabile sogno hollywoodiano.

Storia alla Schwarzenegger, con aggiunta dell’amico d’infanzia: Michel Qissi, fra l’altro anche suo compagno di palestra, con il quale affrontò l’avventura americana. Piccoli lavori, poi piccole parti, infine il botto con Kickboxer, in cui Qissi interpreta l’iconico Tong Po. Lionheart-Scommessa vincente (in americano soltanto Lionheart) fu una svolta, perché per la prima volta Van Damme pronnunciò qualche battuta oltre ai monosillabi, e nell’occasione il cattivo, per lo meno il rivale nella sfida finale, è il fratello di Michel, Abdel (ecco una sua recente intervista), nella parte di Atilla. Con un gatto meraviglioso, che fra un colpo e l’altro lui accarezza.

In questo film culto per ogni vandammiano osservante c’è comunque anche Michel, nella parte di Moustafa, uno dei due legionari francesi spediti a Los Angeles a riprendere il disertore Lyon Gaultier (cioè Van Damme). E la notevolissima Deborah Rennard, qui Cynthia ma per sempre segretaria di J.R. in Dallas. Cynthia è organizzatrice di incontri clandestini e anche bookmaker, ha insomma tutto per piacerci. Come del resto questo Van Damme già famoso (alle spalle erano Senza esclusione di colpi ed il citato Kickboxer) ma ancora parzialmente inconsapevole e puro.

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