Basket

La terra dei pionieri

Flavio Suardi 09/02/2009

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di Flavio Suardi

Donald Lee Haskins, il leggendario allenatore americano che ha ispirato il film ‘Glory Road’, è morto a El Paso, in Texas, il 7 settembre dell’anno scorso. Aveva 78 anni. Era considerato in America un simbolo dello sport che abbatte le barriere razziali: il primo allenatore a vincere un titolo nazionale di pallacanestro schierando in campo una squadra di soli giocatori afroamericani. La storica partita che consacrò Haskins si tenne nel 1966: in quell’anno i Texas Western Miners avevano grosse difficoltà di reclutamento, a causa della non florida situazione economica dell’ateneo. Haskins, costretto di fatto ad inventarsi una squadra, decise di ingaggiare i migliori giocatori di basket tra quelli che gli altri allenatori avevano scartato per il colore della pelle. Grazie al suo carisma e alle sue indicazioni tecniche, nel 1966 la neonata squadra dei Miners riuscì a conquistare il titolo NCAA battendo, a sorpresa, i Wildcats dell’università del Kentucky, guidata dal leggendario Adolph Rupp, squadra nella quale militava il giovane Pat Riley. Una vittoria storica che la Disney ha raccontato nel film ‘Glory Road’ (2006), dove Don Haskins è interpretato dall’attore americano Josh Lucas. A onor del vero Haskins non fu l’unico pioniere, in questa direzione. Il primo in ordine cronologico fu George Ireland (1913-2001), che per la prima volta schierò nel suo quintetto a Loyola Chicago quattro giocatori afroamericani nel 1961. Il secondo, Babe McCarthy, fu un pioniere “al contrario”. Nel marzo 1963, infatti, decise di sfidare le leggi razziali dello stato del Mississippi, che impedivano le partite “miste”. La sua squadra, composta da giocatori bianchi, avrebbe dovuto incontrare, caso vuole, proprio Loyola Chicago. Nonostante il divieto, McCarthy riuscì ad imbarcare in gran segreto la rappresentativa del Mississippi, per consentirle di scendere in campo regolarmente a East Lansing (Michigan). Questa impresa è raccontata in un documentario intitolato “One night in March”.
flavio.suardi@gmail.com
(in esclusiva per Indiscreto)

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