Politica

La grande domanda di Maurizio Mosca

Stefano Olivari 25/06/2013

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I sette anni di condanna inflitti a Berlusconi dal Tribunale di Milano per la vicenda Ruby (concussione e prostituzione minorile) possono ispirare tanti discorsi politici (uno su tutti: il governo Letta supererà l’estate?) e vari paralleli storici (Al Capone, eccetera), ma senza dimenticare il punto della questione, cioé se Berlusconi fosse consapevole della minore età della ex nipote di Mubarak, non è banale porsi la grande domanda del grandissimo Maurizio Mosca in una puntata del Processo. Domanda giustamente ricordata su Indiscreto da Andrea, che noi riproponiamo in chiave non politica (per quella c’è il Muro delle Elezioni): chi non è mai andato a puttane in vita sua? Dove l’andare a puttane (o l’esserlo) ha un’accezione ampia, senz’altro di più di 50 euro passati di mano in una strada provinciale o di 5mila in altri contesti. Pensiamo sia una domanda giusta, perché in questa sentenza e nelle reazioni mediatiche abbiamo riscontrato un braccio violento da stato etico che a noi fa più schifo di qualche eventuale mese mancante alla maggiore età della Ruby d’epoca (senza contare l’aspetto concreto della vicenda, molto difficile tecnicamente e dato per certo solo in base a supposizioni). In altre parole, visto che non ci piacciono gli equilibrismi, ci sembra una sentenza che potrà soddisfare la supplente di lettere con Repubblica nella borsa o qualche giornalista che quotidianamente si vende (non il culo, perché nessuno lo vuole, ma il cervello) per meno di una Olgettina. Ma non grande giustizia. L’aspetto atroce della vicenda è stato ben colto da Matteo Renzi, uno che stanno tentando di trascinare su quel terreno con una vicenda localissima che nemmeno lo riguarda: l’abbattimento giudiziario di Berlusconi non è una vittoria politica. Renderà solo più facile lo schema del martire, a lui o a chi per lui. Ma quello che ci interessa, nel lungo periodo, è la risposta alla domanda di Mosca. Di superculto comunque anche il discorso di Bevilacqua e l’analisi di Biscardi, in un Processo per certi versi più equilibrato di quello andato in scena a Milano.

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