La casa di Morse

12 Febbraio 2024 di Oscar Eleni

Oscar Eleni con in mano i fiori della neve sotto il monte sacro dei giapponesi, fra capricorni e farfalle, tutti preoccupati per il cattivo umore dell’orso tibetano che teme di finire come quelli del Trentino. Stato d’animo molto simile a quello dei pochi giocatori italiani che devono vivere nel nostro sport professionistico. Nel calcio sapete che non si trova più una  punta decente, nel basket si fa festa se c’è un italiano in quintetto, si beve spumante se ti capita di veder vincere una squadra per i colpi decisivi dei giocatori della nostra scuola come domenica a Cremona.

Ora vi domanderete cosa ci fa un viandante sportivo alle falde del monte Fuji e la risposta viene dal cuore, molto influenzato dal cervello ammassato fra le transenne della musica sanremese. Voglia di silenzio, anche se è forse l’invidia a farci camminare così lontano perché chi ha condotto il Festival, chi ci ha rallegrato nella notte, merita più dell’abbraccio che sul palco era un tipo di ginnastica davvero faticosa anche se spontanea. Lontano da tutto e non soltanto perché facevamo magari il tifo per Annalisa o la Mannoia, felici che in quel mondo ci fosse un tipo come Diodato.

Passioni da vecchie balere, passioni esaltate nella notte dei duetti mentre chi canta “devi morire”  si indigna per il dito medio alzato dal giocatore preso di mira. Stranezze tafazziane tipo quelle che leggi nei sondaggi sul razzismo negli stadi negato da quelli dalla barzelletta pronta, gli stessi che elogiano il diverso facendo capire che non lo vorrebbero mai alla stessa tavola, nella stessa aula e per farti capire l’apprezzamento aggiungo: è persino intelligente. Sport elettrico che porta via la puzza delle bombe, per qualcuno meglio bombardare che chiedere la pace. Indignati a rapporto per la preghiera legittima di un cantante, coro delle maledizioni  per chi fa come quel famoso comico che benediceva il rumore delle radio o delle televisioni per poter scappare e chiudersi in camera leggendo un libro.

Calcio che finalmente non considera facile o difficile il girone dopo il sorteggio europeo per la Nazionale, ma si allinea al pensiero di Spalletti: una bella avventura. Angolo di saggezza che non si trova più appena la palla passa ai dirigenti e non stupisce che il più bersagliato sia il Marotta dell’Inter prima classifica, mentre Mazzarri viene sballottato un po’ come il cantante napoletano che ha diviso Sanremo, nei giorni in cui la vera festa viene fatta quando si può scaricare tutto sull’allenatore.

Lo farebbero volentieri anche quelli del basket se non entrassimo nella settimana santa della coppa Italia che vedremo a Torino e in televisione, Eurosport, D MAX , Rai esclusa. Riposo per chi non ha meritato di fare autografi nell’arena dove si prevedono tanti esauriti, stiamo parlando del pubblico atteso sugli spalti e non di quelli che anche in questa ultima giornata scleravano indignati se l’arbitro non fischiava a favore. Per la coppa  aspettiamoci il meglio anche se le partite dureranno tutte più di due ore  per le revisioni al monitor. Soste lunghe. Una volta, ai tempi del brasiliano Ubiratan, si slacciavano le scarpe per riprendere fiato, adesso ci si può fermare molte volte senza dover chiedere il minuto di sospensione.

Favoriti a Torino?  La detentrice Brescia sembra davvero pronta a fare dispetti e la Napoli vista a Cremona non sembra ostacolo difficile. Il problema ci sarà in semifinale  per la Virtus che non dovrebbe  avere problemi con questa Reggio Emilia ondivaga che non vede l’ora di prendersi una pausa di riflessione. Banchi in viaggio con la grande favorita, bella in Europa, potente per dominare in campionato, ma anche con la zavorra dell’ottimismo presidenziale perché Zanetti ha servito un caffè corretto al suo allenatore come i priori alla benedizioni dei cavalli per il Palio nelle contrade senesi che il grossetano conosce bene: va e torna vincitore.

La stessa cosa non si è sentito dire invece Messina dopo aver goduto la notte blanca contro il Real, uscendo bene anche dalla partita sonnifero contro Brindisi se una vittoria segnando 69 punti è stata comunque celebrata perché la difesa ha tenuto a 55 punti l’ultima in classifica e per i minuti concessi a Bortolani e Caruso. Milano che non dovrebbe temere una Trento bella sgonfia che ha ridato il sorriso a Treviso, pensando alla semifinale dove Venezia sembra pronta e risanata per farsi sorprendere da Pistoia che è la bella cenerentola della festa.

Semifinali al brucio come direbbero i buongustai amanti dei taglierini piemontesi nei giorni dove Petrucci benedirà la Lega di Gandini invidiato dal povero Gravina che con i calciofili rischia sempre  la zoccolata  dei muli multietnici che governano le nostre società e smaniano per poter investire i stadi nuovi, loro dicono funzionali, basta che ci siano ristoranti e negozi, lontano dal progetto multisport che incanta i nuotatori a Doha fra piscine, palestre, campi sportivi, spogliatoi veri e non  topaie.

Per la finale non sappiamo se saranno le regine a giocarsi la rosa. Venezia ha i denti per morsicare l’Armani, Brescia ha il talento per non far sentire tranquilla la Virtus Segafredo che comunque ha già passato più esami della grande rivale. Pagelle fra ciliegi ed azalee, salutando Pulcinella che ci ha portato l’ultimo freddo  e la penultima influenza.

10 A Bob MORSE ospite a Torino dove entrerà nella casa della gloria del nostro basket. Tornando ha detto le cose più dolci per  questa Italia dei cesti che litiga per il bob e le freccette, un grande ricordo della sua Varese, un grande omaggio a suoi avversari cominciando da Barabba Bariviera, il più difficile dei difensori da battere secondo il tenentino di West Point come lo canzonava il caro Grigoletti che ci rimase malissimo quando lui lasciò Varese per la Costa Azzurra.

9 Al Domenicale campaniano perché regala spunti veri e anche poetici per litigare sul basket come ci piacerebbe fare spesso. Farebbe bene anche ai giocatori , ai tecnici e ai dirigenti se invece della stampa amica ci fosse una critica capace di stimolare la voglia di fare meglio domani.

8  A DENEGRI e PECCHIA anime della Cremona che ha infilzato una Napoli sciccosa, ma che in difesa  mostra tutte le sue debolezze, non soltanto tecniche.

7 Allo ZANELLI dell’ultimo tiro vincente per TREVISO sul campo di TRENTO. Punti salvezza, un attimo di quiete anche per Vitucci che questa volta non ha dovuto litigare in sala stampa o salutare divertito come Boniciolli che a Bologna non aveva Gentile e alla fine se ne è andato gridando forza Roma abbasso Lazio lasciando senza parole l’uditorio.

6 A LAMONICA, capo degli arbitri, per lo stile mostrato replicando allo sfogo di Ario Costa sull’arbitraggio  di Scafati. Peccato che adesso sia costretto a replicare di nuovo perché l’espulsione di McDuffie, capìta da Sacchetti, è stata considerata vendetta da chi guarda disperato Pesaro al penultimo posto.

5 A MIROTIC e SHIELDS se non regaleranno a Milano, a Messina, ad Armani, altre notti magiche come quella contro il Real Madrid in gita al Forum.

4 Alla NBA che considera GALLINARI un pacco da far girare mentre qui in Italia lo aspettiamo con grande ansia, nella speranza che il sorriso di Pozzecco e magari qualche bel contratto gli ridiano la voglia di andare a caccia dei titoli che non ha mai vinto.

3 A NAPOLI criticata per le scarse percentuali nel tiro da tre se non sistemerà la difesa per la sfida di coppa contro Brescia del 15 febbraio.

2 A MANNION se non ritroverà nella pausa il tempo per rivedere le sue ultime partite perché il Red Mamba bellissimo degli esordi con Varese adesso sembra il talento un po’ confuso che si scontrava con il pragmatismo di Scariolo.

1 A REGGIO EMILIA che  cambia faccia troppo spesso e non si può chiedere a dirigenti fin troppo pazienti di mandare via un lavativo a settimana. Vediamo in coppa che tipo di squadra andrà in diretta televisiva contro la Virtus.

0 Al BASILE di ORZINUOVI, non perché ha castigato Cantù, rimasta senza allenatore espulso, ma perché un classe 2000, un 2.07 che segna più di 20 punti a partita non dovrebbe farci chiedere perché non è nel giro azzurro dove la sola presenza in finestre spalancate lo farebbe diventare italiano e magari potrebbe diventare utile davvero anche per Pozzecco.

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