Il miracolo di Markovic

18 Marzo 2024 di Oscar Eleni

Oscar Eleni alla ricerca della saggezza intervistando la gigantesca Otaria delle Galapagos che non sa niente di foto regali ritoccate ma sa benissimo, invece, capire cosa succede quando accarezzi contropelo chi cade dall’altare e va nella polvere. Settimana di cupa riflessione  per chi godeva per il calcio italiano che sapeva farsi rispettare anche in Europa ed ecco la folgore che lasciava in cenere, oltre alla Lazio, anche il Napoli ultimo campione, poi l’Inter che dovrebbe prendersi lo scudetto stellato dell’anno. Poi è arrivato il monsone delle altre coppette e allora via libera alla caccia  della solita testa dell’Allegri che sembra solo alla Continassa mentre si scalda il motore per l’euroduello Milan-Roma.

Le scimmiette imitatrici del basket, naturalmente, nello stesso momento in cui ai vertici lanciavano l’anatema sul Domenicale campaniano dove si sviluppava la polemica sullo scarso utilizzo di giocatori italiani, sul lastricato televisivo di palle sputate dal ferro, ecco la crisi delle regine a cui serve un ritocco migliore di quello della principessa che mostrava la famiglia felice a quelli che, forse, saranno i suoi sudditi nel Regno Unito fuori dall’Europa. Nella pallacanestro, invece, è l’Europa  a far fuori le nostre pretendenti. Prima nei tornei minori, poi maltrattando le sciure più ricche, Olimpia e Virtus, Armani e Segafredo.

Su Milano, anche se ci sono mille volontari per la respirazione bocca a bocca, non ci sono tante speranze, ma ogni giorno si dice che forse un posticino nei play-in, insomma negli spareggio dal 7° al 10° posto, potrebbe esserci, anche se il prode Ettorre Messina ammette, dopo ogni sconfitta, che ha una squadra di mollicci, come se la squadra l’avesse fatta un altro affidandogliela poi per allenarla.

Sulla Virtus che aveva perso per strada energia e posti in classifica, finendo dietro a quelle che sono sicure dei play off, hanno lavorato di lingua quelli che sapevano bene di certe debolezze, ma erano convinti che accarezzando contropelo una corazzata come il Real Madrid in crisi avrebbero lavorato sui nervi dei blancos come il fuoco di Sant’Antonio. È successo proprio il contrario. Non è bastato l’affetto dell’arena a moltiplicare energie mentre Tavares banchettava sotto canestro, mentre i tiratori di Mateo si godevano la festa.

Fortunati quelli del rugby che invece di adulatori hanno trovato fustigatori, anche se c’era qualcuno già pronto ad infilzare l’illuminato allenatore arrivato dall’Argentina che aveva messo il ditone nella piaga del sistema scoprendo peccati che, fortunatamente, non si stanno ripetendo. Certo gran finale, bella squadra, coraggiosa, intelligente, capace di pensare alle due fasi difesa-attacco con la testa lucida e la rabbia necessaria. Fortunate la Brignone e la biatleta Vittozzi, che sulle loro nevi non trovano adulatori col vin brulè, beata la Fontana che  fra i suoi pattini, adesso, ha soltanto la fatica e non l’invidia.

Per fortuna di Sinner chi ha commentato la finale contro Alcaraz ha usato le parole giuste, ma lui è uno giusto. Auguriamoci che la stessa cosa accada con Berrettini adesso che ha ritrovato qualche buon colpo, addirittura la finale in un torneo minore, anche se questo successo americano è stato collegato alla separazione sentimentale. Malattia nazionale, avrebbe detto il divino Valentin Angelillo che ai tempi in cui faceva impazzire San Siro, figlio aggiunto alla famiglia Moratti, trovò sulla sua strada gli artigli di Helenio Herrera che non sopportava la compagna ballerina. La colpa dell’amore è un tema ricorrente, dalla politica allo sport, ma l’otaria delle Galapagos avrebbe da dire muovendo il suo corpaccione da 300 chili per cercare il compagno che di chili, invece, ne pesa ben 400 e non sopporta l’unica lucertola che sa nuotare, patrimonio dell’Ecuador.

Dicevamo delle rane cestistiche, quelle che si gonfiano fino a scoppiare, il piccolo esercito di chi sostiene che questo che si gioca sui legni italiani è il più bel campionato perché le sue ricche regine le prendono spesso, perché nella tonnara della retrocessione succede che chi ha quasi un piede in A2 tiene al collo, come è successo a Pesaro, lo scalpo di Armani e Segafredo. Per la verità l’unica cosa che in questo momento rende speciale un campionato che almeno porta pubblico su tribune malandate è la rimonta che forse porterà Sassari nei play off.

Dobbiamo abituarci al tocco in più che sembrano portare allenatori venuti da altre scuole. Sugli argentini siamo preparati perché abbiamo avuto la fortuna di avere Velasco alla guida  della nostra Nazionale e quindi facciamo in fretta a capire la nuova guida del nostro rugby, nella speranza che la “Sora invidia” non lo tormenti come ha fatto con Rudic nella pallanuoto, con lo stesso Julio nel volley. Nel basket sembrava che nessuno potesse guarire la Dinamo Sassari di Sardara perché Piero Bucchi ci aveva messo più dell’anima. Siamo stati smentiti e dobbiamo ammettere che il miracolo tecnico è avvenuto con questo Nenad Markovic, nato nella culla meravigliosa del Bosna Sarajevo, il regno di Boscia Tanjevic, altro genio che in Italia è stato amato fino a quando non ha giustamente preteso di togliere un po’ di muffa al sistema, un classe 1968, nato  a Doboj, giramondo come giocatore e poi come tecnico. Battere Venezia, Virtus Bologna e  poi la capolista Brescia è più di un’impresa perché la squadra è più o meno la stessa che all’inizio della stagione aveva preso soltanto schiaffoni.

Ora vedremo chi uscirà  dalla mischia a sette della zona ocra, quella che va dai 22 punti ai 24 dove Napoli ha perduto l’innocenza che l’aveva portata alla Coppa Italia, dove il furore di Scafati, oltre che di Sassari, dovrebbe mettere in allarme anche chi, eventualmente, dovesse trovarsele contro nei play off. Prevedere, stravedere, nella speranza che tutti mantengano la calma perché i tre o quattro falli tecnici a partita stanno esasperando quasi più delle lente camminate verso il video  per rivedere dieci volte quello che non hanno visto stando a due metri dalla palla.

Cari leoni ecuadoriani è venuto il momento di farsi qualche nemico con le pagelle, eh sì, i voti buoni sembrano dovuti, quelli negativi, appaiono, a chi pensa male e vive peggio, come vendette per vecchi frustrati a cui il campo è negato come tante altre cose.

10 Ai CINCIARINI in festa nella giornata in cui il trentasettenne Andrea ha giustiziato la Virtus con l’ultimo tiro libero a Pesaro e il quarantenne Daniele ha vinto con Forlì la Coppa Italia di A2 aiutando Antimo Martino a prendersi la rivincita sulla Fortitudo che lo aveva cacciato.

9 A Jeff BROOKS americano italianizzato per matrimonio che sul fiume del Taliercio ha aspettato con la Venezia dai mille colori ed umori che passasse la brutta Armani, molliccia ai fianchi, di Messina, per ricordare che lui ci sarebbe stato bene nella squadra di Milano.

8 Al MARKOVIC di Sassari per la rimonta da meno 10 a poco dalla fine contro la capolista Brescia che aveva perso i suoi dioscuri Petrucelli e Dalla Valle colpiti negli affetti da fischi velenosi. Dicono sia un sergente di ferro che, però, sa anche far respirare una squadra.

7 A Meo SACCHETTI che dopo la vittoria speranza della sua Pesaro contro la Virtus ha voluto prima salutare con affetto il Daniele PARENTE che dopo aver portato Trapani al vertice in A2, con un record in stagione di 29 vittorie e 4 sconfitte, è stato esonerato dal suo presidente vulcano, quello che espelle anche tifosi abbonati se gli urlano contro, dopo aver perso in semifinale  di Coppa a Roma contro la Fortitudo.

6 Al GALLOWAY che fa sognare Reggio Emilia dove VITALI sorprende non tanto per la genialità dei passaggi quanto per l’energia anche a rimbalzo.

5 Ad Ousmane DIOP che contro Brescia ha giocato un partitone, 28 punti, rimbalzi, stoppate, perché questo senegalese, nato cestisticamente in Italia, soltanto adesso fa sapere che potrebbe essere interessato ad una convocazione nella Nazionale di Pozzecco. Pensarci prima, lui e poi anche la nostra Federazione che sogna di trovare in America il paisà per avere un posto alle Olimpiadi.

4 Al BRIENZA di Pistoia perché ogni volta va oltre il muro che pensavamo ci fosse nella sua storia di allenatore con grandi qualità e perché vorremmo che trovasse la sua reggia poco a poco senza stuzzicare troppo l’invidia della mediocrità. La vittoria di Napoli è un messaggio per i naviganti che lo troveranno ai play off.

3 Alla NAPOLI che ha perso l’innocenza  dopo il volo sulla Coppa Italia di Torino.  In troppi pensano di non aver più bisogno della squadra per continuare a stupire come all’inizio della stagione.

2 A SCARIOLO, appena riconfermato alla guida della Spagna, se dovesse farsi scappare un “Io l’avevo detto” che la Virtus  era soltanto una buona squadra, ma non quella che avrebbe potuto fare miracoli europei.

1 A VARESE caduta nel pozzo a Reggio Emilia perché la zona retrocessione è molto più vicina di quella dei play off anche se le fatiche di coppa e i problemi di Moretti giustificano certi cali.

0  A MESSINA che si abbona allo zero scarabocchio anche questa settimana perché dopo la sconfitta in coppa  e i 9 punti nel terzo quarto della partitaccia persa a Venezia ci ha parlato di “squadra molle” come se ad allenarla fossero altri.

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