Calcio

Il Milan di adesso e la Juventus di sempre

Vincenzo Matrone 07/04/2019

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La Juventus ha battuto il Milan 2-1, ma certo a livello di gioco i 32 punti di distacco in classifica all’Allianz Stadium non li abbiamo visti. In una partita in cui almeno come atteggiamento la squadra di Gattuso ha invertito la tendenza dell’ultimo mese e mezzo il rischio è adesso quello di parlare soltanto degli episodi. Ma non vogliamo essere ipocriti e fare gli allenatori della mutua quando pensiamo che la partita sia stata falsata dagli episodi, resi ancora più evidenti dal fatto che le due squadre appartengano a pianeti diversi.

Con un arbitro inglese, tedesco o congolese vi staremmo probabilmente raccontando un noioso 0-0, con Allegri a gestire l’avvicinamento all’Ajax e Gattuso ad essere finalmente tornato Gattuso dopo qualche giorno in cui si è parlato quasi soltanto del suo futuro sulla panchina del Milan. Eravamo stati facilissimi profeti… Contro il 3-5-2 della Juventus, ma anche secondo noi a prescindere dalle scelte di Allegri, Gattuso ha proposto il suo 4-3-3, il modulo con cui in questa parte finale di stagione vuole vincere o morire. Sbagliando, nel caso, con la sua testa e la sua storia. Non inferiore a quella delle persone (tranne una) che vorrebbero disegnare il Milan nel presente. Le armi sono quelle a disposizione: Piatek al centro dell’attacco e due frecce laterali. Inutile storcere il naso vedendo Borini in formazione: questo è il Milan di oggi e la mossa si è rivelata interessante al di là del valore dei singoli. Suso leggermente meglio del Suso 2018-19, in un’ipotetica ricostruzione sarebbe fra i pochi da salvare. La differenza è però stata soprattutto di atteggiamento, contro una Juventus con tante assenze ma discreta parente dell’originale.

Tornando agli episodi, personalmente pensiamo che nell’era del VAR non concedere un rigore come quello del 35′, per il fallo di mano di Alex Sandro, sia inconcepibile. Non sappiamo quindi cosa commentare del ‘dopo’, al di là del fatto che il Milan poi sia andato lo stesso in vantaggio e che la Juventus forse avrebbe rimontato anche senza i regali dell’arbitro Fabbri: siamo cresciuti leggendo cose del genere, sul risultato ‘legittimato’ e sugli errori che nell’arco di una stagione si compensano. E abbiamo buona memoria per ricordare quando dalla parte di chi faceva paura agli altri, potendo con mezzi legali condizionare carriere e vite, c’era il Milan. Quando era una società non di transizione, anche se la transizione di Elliott è diversa da quella di Yonghong Li. Sull’arbitro ha detto tutto Gattuso, noi invece che parlare di mosse e contromosse tattiche oggi vorremmo capire quale tipo di Milan-società ci aspetti nei prossimi anni. Un’azienda ben gestita che entri nel giro della Champions o una squadra di calcio che provi a tornare grande in campo e fuori?

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