Il cugino di Donnarumma

Nella sempre emozionante rubrica calcistica di Indiscreto si parla del portiere del Milan, del broker di Conte, del caso Ilicic, dei conti della Juventus e di quelli di Sky

26 Febbraio 2021 di Stefano Olivari

La prodezza di Donnarumma contro la Stella Rossa ci ha ricordato una volta ancora chi sia l’uomo più influente del Milan: un Mino Raiola che oltre al ventiduenne portiere gestisce anche il capitano Romagnoli e ovviamente Ibrahimovic, di sicuro il più amato nella sua scuderia al di là dei tanti soldi che in percentuale gli ha portato. Se Ibra e i suoi 40 anni sono una storia a parte, un ventiseienne con scadenza di contratto 2022 ed un ventiduenne con scadenza il prossimo giugno sono indice di scarsezza dirigenziale: come è stato possibile arrivare a questo punto con due ragazzi comunque ben disposti verso il Milan? Perché entrambi rimarranno, ma adesso alle loro condizioni. Donnarumma potrebbe pretendere anche il cugino come quarto portiere ed ottenerlo.

Antonio Conte sospettava che fosse uscita dall’interno dell’Inter la notizia dei suoi guai finanziari (eufemismo: sono in gioco e per la maggior parte persi circa 30 milioni di euro) con il broker dei VIP, del resto i soldi non ce li hanno i poveri, Massimo Bochicchio. Lo scrive Repubblica, sulla base delle carte dell’inchiesta che la procura di Milano sta facendo su Bochicchio e di quanto riferito da un imprecisato amico di Conte (tutto da asteriscare, quindi). Stiamo parlando del periodo dopo la finale persa di Europa League, quando gli Zhang e non solo loro si aspettavano le dimissioni dell’allenatore. Da chiunque fosse uscita, purtroppo per Conte la notizia era vera. Magari recuperando un po’ di soldi il prestito a Suning potrebbe farlo lui.

Nel normalissimo caso Ilicic, più ancora che in quello del Papu Gomez dove erano volate anche parole e manate irreversibili, tutti i motivi per cui Gian Piero Gasperini non è mai stato chiamato ad allenare un grande club, nemmeno in fase di ricostruzione (l’Inter lo esonerò al via). Poi questi grandi club hanno spesso dato una chance ad autentici cani, con buona stampa, incapaci di capire anche un solo allenamento di Gasperini, ma è un altro discorso.

La Juventus ha chiuso con una perdita di 113,7 milioni di euro il primo semestre della stagione 2020-21. Colpa del Covid, come ormai dicono tutti per qualsiasi problema, dal water intasato al deficit erettile? I ricavi sono diminuiti di quasi il 20%, che è più o meno l’incidenza sul fatturato dello stadio e delle attività connesse, quindi a prima vista la correlazione può starci. Però nei primi sei mesi del 2010-2010 la perdita era stata di 50,3 milioni e nessuno all’epoca aveva mai sentito parlare del Covid. Il calcio di vertice non corre insomma alcun rischio, finché esisteranno le televisioni: se anche la pandemia durasse mezzo secolo basterà ridimensionare tutto del 20%. Altra cosa il calcio di base e quello professionistico minore.

Adesso che sta per perderli, essendo l’offerta di DAZN in partnership con TIM, nettamente migliore, Sky si è accorta che avere i diritti della Serie A rappresenta la differenza fra la vita e la morte. La lettera di Maximo Ibarra alla Lega, con toni vagamente minacciosi, significa questo: le grandi strategie per veicolare contenuti di altri e vendere abbonamenti a internet sono per il momento strategie, perché i soldi li tira fuori soltanto il tossico canottierato del calcio. Per serie tv e film molto meglio Netflix e Amazon Prime, senza contare la gratuita e dignitosa RaiPlay.

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