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Ciclismo

Il carattere di Aru e Saronni

di Stefano Olivari

Pubblicato il 2020-09-08

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Consideriamo Fabio Aru uno dei corridori da corse a tappe con maggior talento al mondo, ma è anche vero che da quando è diventato meno italocentrico seguiamo poco questo sport e quindi probabilmente la nostra valutazione è sbagliata. Devono però avere sbagliato in tanti, se il trentenne sardo appena ritiratosi dal Tour de France risulta uno dei ciclisti più pagati del mondo: l’ingaggio netto che gli paga la UAE Emirates è infatti di 2,6 milioni l’anno.

Davanti a lui, che guadagna comunque meno di una mediocre riserva di Juve o Inter, soltanto Sagan, Froome, Bernal e Thomas, segno che comunque un mercato Aru ce l’ha. Per questo ci ha colpito che fra i suoi più severi censori ci sia stato Beppe Saronni, che alla RAI ha detto in sostanza che Aru non andava portato al Tour e che in ogni caso, anche se non era in condizione, ha mostrato di mancare di carattere ed ora nemmeno può essere utile a Pogacar. Saronni non è un passante, ma fra le altre cose anche un consulente del team a sponsorizzazione araba…

Perché tanta durezza da parte del campione del mondo di Goodwood? Da parte poi di uno come Saronni, che pur con la sua classe ogni volta che correva all’estero rimediava figuracce, tranne che al Mondiale: una sola partecipazione al Tour, quattro alla Vuelta, mai arrivando alla fine, nessuna classica importante (quando per caratteristiche tecniche avrebbe dovuto vincere 10 Liegi), a fronte della Vuelta vinta da Aru, che nel Tour di tre anni fa ha emozionato tutti. Questo ragazzo a 30 anni è finito? Come a questa età era finito Saronni, viene da dire. Purtroppo nel ciclismo il declino può anche essere un crollo verticale, non necessariamente ci sono colpe. Di certo Saronni non è che avesse restituito alla Malvor-Sidi o alla Diana-Colnago i suoi ultimi ingaggi.

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