I piattini di Edoardo Raspelli

11 Marzo 2019 di Dominique Antognoni

Tutti gli italiani conoscono Edoardo Raspelli, anche quelli non appassionati di cucina. Qualcuno avrà letto di lui anche per la recente polemica con Mediaset, che lo ha fatto fuori dalla conduzione di Melaverde. Noi abbiamo sentito parlare per la prima volta di Raspelli diversi anni fa, quando si mise una sonda blu nel deretano, o qualcosa del genere. Ci dissero che era uno forte con un palato finissimo. Sarà senz’altro vero, ma nella vita la prima impressione conta sempre molto: parliamo di Raspelli come di un critico famoso, ma nella nostra testa rimarrà sempre quello con la sonda blu nel sedere. È un’immagine che non se ne va, scusateci. Il personaggio è difficile e soprattutto non accetta critiche, pur essendo un critico. Lui è lui, un gradino, anzi, due, sopra Dio o giù di lì. Una quarantina di anni addietro passava per uno influente (e lo era davvero), ora lo è di meno. Forse proprio per questo cerca di far parlare di sé in tutti i modi e nel livoroso micromondo dell’enogastronomia spesso ci riesce. Anticipiamo subito i suoi pretoriani (sì, esistono i pretoriani di Raspelli), con i loro “Chi vi credete di essere”, “Non sarete mai alla sua altezza” e “Vergognatevi a criticare uno come lui”.

Una storia recente, che ha destato molte reazioni (sempre nel micromondo di cui sopra, non stiamo parlando di Trump e Putin). Raspelli va a mangiare da Terry Giacomello, cioè l’unico italiano che abbia lavorato accanto a Ferran Adrià: piaccia o no, Giacomello con il leggendario chef catalano è stato quattro anni e mezzo. Da tre anni lavora a Parma, all’Inkiostro, di proprietà di Francesca Poli. Dunque, Raspelli si siede e chiede tre piattini scelti dal menù degustazione. Tre su quattordici. Gli dicono: guardi che sono piccoli, fanno parte di un menù di quattordici portate, per forza di cose le quantità sono ridotte. Non occorre essere frequentatori di ristoranti stellati per intuire un concetto del genere. Lui insiste e Giacomelli dice: “Va bene, se lei preferisce così…”. Raspelli ordina altre due, tre cosine, si alza assieme alla compagna e se ne va. Giorni dopo scrive su La Stampa un articolo in cui attacca Terry Giacomello per le porzioni, non riuscendo a criticare altro (peraltro non ci sarebbe stato nulla di male: tutti sono criticabili, grandi chef compresi). Nota per chi non segue le follie di questo ambiente: già nel 2002 Raspelli aveva scritto di Giacomello in maniera negativa.

Nell’articolo Raspelli si lamenta in generale della cucina moderna e delle porzioni, dimenticandosi che al mondo esiste anche gente che la vede diversamente. E se lui ama le porzioni da camionista l’opinione è rispettabile, ma non è che tutti la devono pensare come lui. Con il suo sondino recensisca le trattorie per camionisti, non l’alta cucina. Il problema è proprio questo: la gente come Raspelli non prende nemmeno in considerazione che possa esistere un’opinione diversa dalla propria. Perché Raspelli ce l’ha, fuori tempo massimo, con Giacomello e l’alta cucina? Leggete qui, non facciamo altro che un umile copia incolla di un suo articolo dove raccontava felice come un bambino il suo leggero e austero pasto natalizio: “Culatello di Zibello artigianale, prosciutto crudo di Riano, di San Daniele e di Norcia, giardiniera di Penango d’Asti, scaloppa di fegato grasso, storione allevato a Cassolnovo, caviale di Calvisano, salmone irlandese, grana padano, spaghetti di Lari, gallina ripiena, costata chianina di Toscanella di Dozza, lenticchie di Col Fiorito, panettoni di Costabissara e di Isola Rizza, mandorlato di Dolo di Venezia, torta di nocciole di Cortemilia, violette candite di Borgo San Dalmazzo”. Forse scrivendo di fretta si è dimenticato qualche pietanza, ma quelle citate basterebbero comunque per sei Natali di un medio cittadino occidentale.

Ed è qui che nasce il vero problema: uno che ama, legittimamente, questo tipo di cucina, riesce ad apprezzare ciò che fa Adrià? Per noi no. Come ha scritto in suo post Francesca Poli: “Raspelli non ha gradito il tipo di cucina che proponiamo”. E te credo. Chi si ingozza di salsicce e si macchia di ragù sulla canottiera ha tutto il nostro rispetto e immaginiamo anche il vostro, nelle serate di Champions League non c’è niente di meglio, ma come fai a passare dalla gallina ripiena ai piatti di Adrià e Terry? È assolutamente impossibile, per non dire dell’immagine che uno dà si sè. Dimenticavamo: nello stesso articolo Raspelli, felice come un bambino, dice che durante quelle feste ha messo su cinque chili. Soltanto?

Questa pare una parodia, invece stiamo parlando della critica gastronomica italiana che fino a pochi anni fa dettava legge e condizionava l’andamento o la chiusura di un locale. Critica abituata ad ingoiare pure le sedie, a mangiare i tappeti per dolce, che adesso va da un allievo di Adrià e non gli contesta i singoli piatti, ma proprio il tipo di cucina in generale. Per decenni lui e altri della stessa generazione hanno terrorizzato i ristoratori e gli chef. I quali, per il timore di venire tartassati e trattati male si sono sdraiati per terra, offrendo cene e soggiorni, salumi e formaggi: ecco, un po’ di voltastomaco ti viene. Certo, ci hanno spiegato, questo è il sistema. E spesso i ristoratori ne sono stati complici.

Per concludere l’argomento del sondino blu, siamo andati a cercare l’articolo: per chi non l’abbia letto ai tempi (era il 2010) eccone uno stralcio. In pratica Raspelli ha la geniale idea di proporre a Mediaset un reality sul suo sondino blu che si trasforma in palloncino una volta arrivato nello stomaco: “Venerdì 24 alle 11, all’ospedale Policlinico di Milano, prima al padiglione Beretta Est e poi allo Zonda, il dottor Ezio Lattuada (della Società italiana di chirurgia dell’obesità e delle malattie metaboliche) con i suoi colleghi inseriranno nel mio stomachino un palloncino ripieno di acqua blu che dovrebbe farmi dimagrire.. Il tutto sarà ripreso dalle telecamere di Videonews (direttore Claudio Brachino) che per Canale 5 preparerà un reality che seguirà il mio auspicabile massiccio dimagrimento dall’intervento in poi per: Raspelli, il Gastro Reality”. Strano che poi il reality non sia andato in onda… Quale spettatore non avrebbe voluto sedersi sul divano dopo cena e godersi il palloncino ben fissato nello stomaco del nostro? Anzi, come scrive lui stesso, nello stomachino. Auguri per la diminuzione di peso, mentre di sicuro non diminuirà l’ego, come già aveva notato Aldo Grasso.

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