Vacanze di Natale contro la Cina

23 Aprile 2020 di Stefano Olivari

Solo l’Hotel de la Poste di Cortina d’Ampezzo e pochi altri imprenditori hanno per il momento fatto causa alla Cina, o annunciato di volerlo fare. Certo gli albergatori sono stati rovinati dalle porcherie che probabilmente sono state messe in giro dai laboratori cinesi, per sbaglio o volontariamente. Con buona pace dei debunker di regime per i quali è sempre colpa dell’Occidente, meglio se statunitense o israeliano, ma vanno bene anche normali sovranisti nostrani.

Impossibile che l’albergo set di memorabili scene di Vacanze di Natale, insieme ad altri due di Cortina, il Cristallo (quello per sempre legato al Dogui-Alboreto) e il Miramonti, veda da Xi Jinping un solo centesimo dei soldi persi in mancate prenotazioni presenti e soprattutto future, possibile che sia stata soltanto una disperata mossa pubblicitaria.

Il sogno impossibile è però che qualche entità pubblica, non diciamo l’Italia ma almeno una Regione, inauguri questo filone dei risarcimenti chiesti ad un paese che come minimo, ma proprio come minimo, ha nascosto la gravità dell’epidemia e ha ritardato di settimane la reazione del resto del mondo, con virologi e gente da bar (fra cui noi) che sparavano cazzate tipo super-influenza, con il caldo tutto sparirà, la mascherina non serve, abbracciamoci tutti, #milanononsiferma, eccetera.

In questo momento le morti legate in maniera più o meno stretta al Covid-19 nel mondo sono circa 185.000, di cui soltanto 5.000 (ufficiali…) in Cina. Una piccola proporzione, partendo dal fatto che nella Seconda Guerra Mondiale i morti non tedeschi, italiani e giapponesi sono stati più o meno 44 milioni sui 54 totali e alla Germania Ovest le indennità di guerra sono costate, secondo stime prudenziali, 40 miliardi di dollari di fine anni Quaranta in soldi, macchinari e lavoro forzato: 530 miliardi di dollari di oggi, come potere d’acquisto.

In altre parole, ogni morto dei vincitori fu indennizzato con circa 12.000 dollari attualizzati: un prezzo ben misero, per una vita umana, ma non si poteva per la seconda volta mettere in ginocchio la Germania e pretenderla in prospettiva anche pacifica. Un paese serio del 2020 dovrebbe chiedere alla Cina come minimo questa cifra, anche nell’ipotesi dell’errore umano. Si tratterebbe chiaramente di un gesto simbolico, che alla Cina costerebbe 2 miliardi di dollari in totale, ma almeno di un gesto non da servi.

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