Calcio

Gianni Rivera allenatore dell’Italia

Indiscreto 22/12/2020

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Gianni Rivera allenatore della Nazionale? Nel 2016 ci siamo andati vicino, secondo quanto rivelato dall’ex fuoriclasse del Milan e di una Nazionale dove da calciatore spesso è stato sopportato ma con cui ha giocato ben 4 Mondiali. A Tiki Taka Rivera ha detto, testuale: “Tavecchio aveva quell’idea ma non avevo il titolo per allenare e non potevo diventare C.T. Avevo fatto due corsi da allenatore ma mi mancava l’ultimo. Tavecchio chiese anche al presidente dell’Uefa di darmi il tesserino di allenatore professionista ma Ceferin rispose che non poteva concedermelo. Così ho deciso di fare il corso finale a Coverciano e ora sono a disposizione”.

Rivera non fa date, ma i riferimenti sono precisi. Siccome il primo atto di Tavecchio presidente federale, nel 2014, fu quello di nominare c.t. della Nazionale Antonio Conte, facendo intervenire anche gli sponsor per dargli tutto ciò che pretendeva, e le dimissioni di Tavecchio sarebbero arrivate dopo la sconfitta dell’Italia di Ventura nello spareggio di qualificazione mondiale con la Svezia, è chiaro che Rivera si riferisce agli ultimi mesi di Conte in azzurro, quando già era chiaro a tutti che dopo l’Europeo in Francia ci sarebbero stati i saluti, a prescindere dall’esito.

Probabilmente c’erano due Carlo Tavecchio, o meglio un Tavecchio che per il dopo Conte batteva due piste molto diverse: la prima era quella di un allenatore normale, scelta affidata ufficiosamente a Marcello Lippi come direttore tecnico in pectore (nomina poi saltata per il conflitto nei interessi, visto il figlio Davide procuratore), la seconda quella di un colpo a sensazione, con un grande nome fuori dal giro come appunto Rivera, che avrebbe dato davvero l’idea di un rinnovamento culturale. Rivera, che nel 2016 aveva 73 anni ma che nella nostra testa è sempre un ragazzo e comunque sempre Rivera, diede la sua disponibilità: sarebbe stato l’esordiente in panchina più vecchio del mondo.

Meno credibile la storia della richiesta a Ceferin, forse una scusa tirata fuori da Tavecchio per giustificare lo scarso coraggio nell’affidarsi al’ex Golden Boy. Il presidente federale preferì insomma il rischio del fallimento normale, quello che si sarebbe verificato con Ventura, a quello del fallimento creativo. Disse ‘Grazie lo stesso’ a Rivera e girò la scelta a Lippi, che tirò fuori il suo amico Ventura da un terzetto dove c’erano anche De Biasi e Montella. Ecco, forse era meglio fallire con Rivera.

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