Gattuso non è un maestro

21 Dicembre 2020 di Indiscreto

Il Napoli di Rino Gattuso ha perso con la Lazio un altro scontro diretto fra squadre aspiranti allo scudetto, molto al di là del 2-0, con l’aggravante delle modifiche rispetto alla buona partita con l’Inter ma con l’attenuante delle assenze in attacco: Mertens-Osimhen-Insigne potrebbe tranquillamente essere l’attacco del Real Madrid attuale. Ed è proprio questo il punto: Aurelio De Laurentiis ha messo a disposizione del suo allenatore una rosa seconda, e di poco, solo a quella della Juventus e uscendo dai primi undici un po’ meglio di quella dell’Inter: sono comunque le tre squadre che dovrebbero giocarsela, in teoria. Non parliamo poi delle differenze di profondità con Roma, Atalanta, Milan e con la stessa Lazio di un Simone Inzaghi che a differenza di Gattuso non è incancellabile in alcun file.

E veniamo al punto, cioè Gattuso. Che fa parte di una delle due categorie di allenatori più amate dai media: la prima ovviamente è quella dei maestri, veri o presunti (Guardiola, De Zerbi, Pirlo, Giampaolo, eccetera), la seconda è quella degli uomini veri e schietti, o presunti tali (Mourinho, Simeone, Conte, Mihajlovic). Gattuso fa parte della seconda, con logica ambizione di far parte della prima e mai della terza, quella dei gestori (Capello, Allegri, Ranieri, Pioli), che di solito si giudicano soltanto in base all’educazione e al taglio della giacca: ma i gestori non vengono considerati allenatori, dai giornalisti schiavi della narrazione. Poi ci sono le vie di mezzo come Ancelotti, gestore con tendenza maestro (o meglio, parla bene dei maestri ma poi fa di testa sua).

Ma torniamo a Gattuso. Abbastanza giovane da essere amico o aver giocato con il 90% dei commentatori televisivi, che quindi non lo criticano, soprattutto quelli di area milanista e quelli legati alla Nazionale del 2006. Con molta gavetta alle spalle, cosa che ce lo rende in automatico più simpatico di un predestinato alla Pirlo o alla Brocchi. Furbescamente autocritico, davanti a media, in modo che di solito sia lui stesso a giudicarsi. Però… però in questo anno alla guida del Napoli non è che abbia fatto meraviglie rispetto ad Ancelotti, anzi: in campionato settimo, con un Napoli dal gioco spesso peggiore rispetto a quello del suo ex allenatore pur con uno spogliatoio un po’ più sotto controllo. Ha alzato però la Coppa Italia e questo gli dà un bonus almeno fino alla fine della corrente stagione, ma dopo un anno si può dire che il suo valore aggiunto rispetto al valore dei giocatori messigli a disposizione sia pari a zero.

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