Francia o Polonia?

4 Luglio 2023 di Stefano Olivari

Modello francese o modello polacco? Francia o Polonia? Non stiamo purtroppo parlando della finale per il terzo posto del Mondiale 1982 ma di quanto sta accadendo in questi giorni in Francia dopo l’uccisione di un ragazzo di 17 anni, francese di origini algerine, fermato dalla polizia per guida senza patente. E fra l’altro l’uccisore era un poliziotto modello (si scrive sempre così)… Da Nanterre la rivolta si è diffusa in tante altre città e tuttora la situazione è per Macron fuori controllo, per la semplice ragione che non si tratta di un problema soltanto di ordine pubblico, risolvibile in modo militare (e comunque in una settimana non ci sono ancora riusciti), ma di una questione di fondo.

Il modello francese dell’assimilazione degli immigrati ha fallito, come stiamo leggendo un po’ dovunque? Meglio i paesi come il Regno Unito o la Svezia che hanno puntato sull’incorporazione e sulla multiculturalità, con ghetti magari pericolosi ma più controllabili? La discussione sui vari modelli di integrazione è interessante e di sicuro dall’altra parte ha Polonia e Ungheria, che nei giorni scorsi hanno ricordato la loro posizione alla Meloni trasformatasi in aspirante mediatrice con l’Unione Europea, anche contro gran parte del suo elettorato.

La Polonia ha anche rivelato la cifra che la Commissione Europea ha in mente come multa per ogni extracomunitario non accolto: 22.000 euro. E già questo trasformare tutto in soldi dice molto. Peccato che il problema non risieda soltanto nel numero dei migranti, ma soprattutto nel tipo di migranti. Nel 2022 la Polonia ha accolto oltre 300.000 extracomunitari con permessi di lavoro, senza contare il milione e passa di ucraini in fuga dalla guerra, è tutt’altro che un paese chiuso. Ma vuole favorire l’immigrazione soltanto da paesi con una cultura affine a quella polacca, o comunque non in contrasto: in sintesi, l’africano musulmano è proprio il tipo di immigrato che la Polonia non vuole, a prescindere dalle sue fantomatiche skills e dagli ancora più fantomatici contributi INPS per la nobile causa di far andare in vacanza i cinquantenni.

Poi sul piano legale e morale la Polonia, senza una storia coloniale (anzi è spesso stata dominata dagli ingombranti vicini), ha senz’altro più possibilità difendersi rispetto ad una Francia che ormai non può più espellere milioni di persone che sono formalmente francesi, magari anche da più di una generazione, ma che non si sentono tali. Non sarà certo un po’ di carcere per qualche violento a far nascere l’amore per la Francia in quella parte di francesi che non si sente francese. Ridurre tutto all’immigrazione è almeno in Francia fuorviante: il 90% di chi è in piazza non è immigrato.

Il senso del nostro Di qua o di là è quindi chiaro, in un momento storico in cui anche molti di destra e molti disinteressati alla politica danno l’immigrazione dall’Africa per scontata ed ineluttabile, giustificandola sia dal lato umanitario sia da quello economico. O peggio: fanno l’equazione immigrazione uguale delinquenza, quando invece paradossalmente il delinquente può essere ‘uno di noi’. Visto che l’Italia forse ancora può scegliere, al contrario della Francia: Francia o Polonia? Nostra previsione-opinione: su Indiscreto 65% Polonia e 35% Francia, nel resto d’Italia 60 Francia e 40 Polonia. Comunque la Francia è persa, tifiamo perché il Tour faccia cessare le violenze ma le violenze sono una minima parte del problema.

stefano@indiscreto.net

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