Basket
Fontecchio olio essenziale
Oscar Eleni 01/09/2025

Oscar Eleni nel castello dei confusi oltre i grattacieli di Singapore annusando olii essenziali finiti casualmente(?) nella valigia di una campionessa del nostro nuoto. Amarezza pensando all’albergo prigione, a tutto quello che diranno su Benedetta Pilato e Chiara Tarantino, senza capire se davvero la polizia aeroportuale ha spogliato la Bottazzo o Sofia Morini prima che la Farnesina liberasse tutte perché era giusto, lo sarebbe anche per il detenuto italiano in Venezuela da oltre 200 giorni, e non perché il presidente del nuoto Barelli è dello stesso partito dell’ex collega Tajani ministro degli esteri.
Ragazzate o, come dice Cazzullo, l’ennesima prova che la vita nel grande sport, spesso, quasi sempre, non prepara molti campioni nell’acqua, sulle piste, negli stadi, alla vita vera. Ora non esageriamo con le ghigliottine, una tiratina d’orecchie dovrebbe bastare, nella speranza che possano poi nuotare tutte sapendo che c’è un mondo oltre la corsia nel cloro, anche se abbiamo tanti casi simili in tutti gli sport, dai “privati” delle balere più ricche devastati alle notti bianche annusando e bevendo di tutto come ci confessano solo dopo anni dal ritiro. Ci mancava anche l’ironia di Ceccon sulla cuffia che la Pilato gli avrebbe “rubato”. Certo che le ragazze vanno punite, anche chi finge di non capire e dimostra che dietro al grande talento, spesso, non c’è il sostegno di un cervello che funziona davvero.
Lunedì delle ceneri dedicato ad una vicenda che coinvolge un po’ tutti quelli che credono ancora nello sport come salvezza, per educare, allenare a vivere sul serio, soffrendo e brindando ai successi, rialzandosi dopo una sconfitta. Doveva essere una vacanza dopo fatiche mondiali e adesso chi è coinvolto, atlete, genitori, allenatori, società, sono in questo incubo dove i tastieristi anonimi si divertono come pazzi, ma proprio per questo sarà bene aiutare sul serio chi ha sicuramente sbagliato, magari usando il metodo di un nostro vecchio direttore quando qualcuno pisciava fuori dal vaso in redazione o negli spogliatoi: so’ ragazzi, vanno rieducati e allenati meglio a vivere.
Al castello dei confusi accarezzando l’airone gigante dalle piume bluastre che ci porta proprio nel mondo dove si schiaccia a canestro o sottorete, cercando di essere bravi anche a difendere se va male, senza ascoltare le litanie calcistiche di chi, fingendo una difesa per Chivu e la sua Inter, caduta nella polvere dopo un inizio trionfale, si è già chiesto se non sarebbe il caso di sostituirlo, magari col Mourinho appena liquidato in Turchia e anche da chi lo considerava il numero uno e ora ci dice che non sa più recitare.
A proposito di San Siro, arena storica che tormenta le notti del sindaco e della sua giunta, teatro della cerimonia d’apertura per Olimpiadi invernali che, come si pensava e non va nascosto, non saranno a costo zero per la comunità, bisogna dire che dopo i flop d’apertura per le due squadre di calcio, bisogna dire che rischia tanto e gli smaniosi che dirigono non vedono l’ora di costruire nuove arene dove sono sicuri di guadagnare molto di più, che si fotta la storia. Se a Gaza vogliono fare un resort di lusso in mezzo alle bombe chi siamo noi per negare palchi a peso d’oro per clienti di lusso?
Un giro largo per arrivare finalmente agli europei di basket, nella speranza che la pallavolo resti al sole e riesca a spiegarsi la sconfitta nella finale mondiale della under 21 contro l’Iran, territorio non facile da esplorare per chi non porta veli, dove un tempo, era il 2011, passò anche Julio Velasco che qualcosa deve aver lasciato anche sotto quelle moschee.
Palla al cesto, dicevamo, dopo una notte alla chiesa della famiglia Fontecchio per celebrare i 39 punti di Simone che hanno permesso ad Azzurra scapocciata, dopo l’espulsione di Pozzecco, una punizione esagerata per aver messo i piedini in campo troppo volte, di battere la Bosnia di Nurkic e Alibegovic che ci fatto capire quello che sapevamo tutti: siamo squadra, abbiamo fede, sappiamo soffrire, ma ci manca tano per essere una vera squadra da medaglia. Ha ragione il nostro Poz dei desideri quando ricorda ai finti amici che durante l’inverno quelli che oggi vestono la maglia della Nazionale sono considerati non bravissimi, spesso sono in panchina, molti sono in esilio, ma poi d’estate, chissà per quale magia, diventano buoni per vincere qualcosa d’importante.
Lo stesso destino della Ferrari fra le presentazioni e i testacoda sulle piste vere, le stesse contraddizioni quando le nostre rugbiste le prendono dalle sudafricane che alla viglia venivano descritte come le ancelle sbagliate di una grande tradizione.
Dicevamo di Fontecchio, che dopo due partite mascherate, difficili, ha trovato finalmente la montagna giusta da scalare e qui diamo ragione a Luciano Barra quando ci accusa di non ricordare spesso, certo meno di sua madre Malì Pomilio, azzurra del basket, dinastia che ha fatto storia nello sport a Pescara e in Italia, suo padre Daniele, grande ostacolista, argento europeo a Madrid nel 1986.
Come dice il nostro campione, che dovrebbe giocare nella NBA con i Miami Heat l’anno prossimo, è stata la squadra ad aiutarlo, a nascondere le sue giornate senza fare canestro dalla linea dei tre punti, a volergli bene per come difendeva, aiutandolo a sentirsi nel gruppo sia nel flop contro i greci, sia nella bella vittoria sulla Georgia, in una mischia dove il bello è stato vincere, ma dove di bello si ricorda poco e certo lo zero scarabocchio di Shengelia dice tutto sul disastro successivo, contro la Grecia del divino Giannis, della squadra allenata dal simpatico serbo Dzikic e dal nostro Esposito, il brindisino che è stato vice anche nelle nazionali di Pianigiani e Messina. Europeo dei malavoglia, molti presi anche dalla NBA, dove Israele si sfoga ridimensionando la Francia, dove la Spagna, campione uscente, presenta i nuovi talenti nell’ultima recita di Scariolo, sperando che contro l’Italia queste furie rosso pallido siano molli come contro la Georgia e non feroci come quando ci hanno fatto credere che la Bosnia fosse un ostacolo più facile.
Europei che sembrano una minestra con troppe verdure cotte male, dove i campioni della NBA sono calamite che spingono un po’ tutti a scaricare le responsabilità tipo la Francia appunto che, dopo aver sistemato la Slovenia di Doncic, che alla fine ha dovuto persino perdonare lo sgarbo del piccoletto a canestro dopo la stretta di mano, galletti che perduti contro gli israeliani nel circo massimo dove dominano i polacchi, nella speranza che le pallavoliste avversarie ai quarti delle olimpioniche italiane non abbiano lo stesso furore dei cestisti che dominano il loro girone. Palla al campiun e che si arrangi sembrano dire tutti, allenatori e giocatori. Già ci annoiava la NBA in stagione regolare, ci mancava questa invasione del pensiero debole su campi dove l’arresto e tiro è stato dimenticato.
Lo ha detto il veterano Pesic, ex guardia scelta sul campo del Boscia a Sarajevo, allenatore geniale e di qualità visto anche a Roma, sgridando la sua Serbia un po’ ingolfata contro l’Estonia e peggio ancora contro la maldestra Cekia senza vittorie. Aspettiamo che si componga il tabellone finale mandando a casa chi è soltanto comparsa e i razzisti che se la prendono con Schroeder vero fenomeno della nazionale tedesca nel girone di Tampere. Per l’Italia resta da capire quale posto avremo nel tabellone incrociando il gruppo D che gioca a Katowice dove la Polonia domina su Israele, Francia e Slovenia.
Chiudiamo fingendo di non leggere il bollettino degli ottimisti al momento in cui si sono radunate le squadre per il nuovo campionato, l’ultimo di Messina, sembra, anche se in casa Armani dopo aver salvato il futuro della gloriosa Capannina a Forte dei Marmi, avranno sicuramente preparato una scrivania giusta per chi, come il re della moda, ha sempre curato i particolari fino a sfinirsi e a sfinire certi giocatori, magari tipo Melli e Hall che in Turchia al Fener hanno trovato gioia e il titolo di Eurolega. Chi ci vuole portare in guerra anche oltre gli 80 anni dice che Messina e Scariolo si erano coalizzati per stritolare la critica fastidiosa, probabilmente lo eravamo, per questo non siamo a Limassol a vedere Italia-Spagna, per questo non andiamo più alle presentazioni sapendo di non essere ospiti graditi, ma soprattutto perché facciamo fatica ad uscire di casa, prigionieri davanti alla televisione, spesso chiudendo l’audio, come fa il professor Bonaga, voce meravigliosa fuori da qualsiasi coro che si legge sul sito campaniano dove i ribelli dicono sante verità, finalmente, nell’orgia europea trasmessa da Rai e SKY, anche se sotto il cielo del canale sotto il cielo, quando non c’è l’Italia, si ascolta più volentieri con De Rosa e Solaini al microfono e gli opinionisti non dicono sempre si buana, ma possono anche eccepire.
Chiusura festeggiando il numero 33 che Spissu indossa ricordandoci il numero che portava Achille Polonara, al lavoro per il Poz per le analisi via cavo di quello che succede in campo, un parquet dove Achille spera di tornare con la maglia di Sassari che gli ha già garantito un contratto alla fine della battaglia con la leucemia. Grande Sardara, ma non avevamo dubbi, tutto quello che è stato fatto negli anni, come testimoniano la passione della gente, il tifo dell’ex cestista Cucciari, artista geniale che speriamo abbia finito le ferie e torni su Rai tre per regalarci serate magiche, come dimostrano i risultati di un club che ai tempi di Sacchetti ha fatto piangere più di uno sceicco nel Continente.