Drive to survive 4, poche idee oltre Verstappen ed Hamilton

16 Aprile 2022 di Stefano Olivari

Nell’attesa del Gran Premio di Imola abbiamo finito di vedere Drive to survive 4, sempre su Netflix, e dobbiamo dire che la quarta stagione di questo documentario romanzato sulla Formula 1 non è stata all’altezza delle precedenti. Questo nonostante nella realtà il 2021 sia stato esaltante per il duello fra Max Verstappen e Lewis Hamilton a macchine quasi pari e senza esclusione di colpi fino all’ultima gara, ad Abu Dhabi, che con il sorpasso all’ultimo giro ha dato all’olandese il primo Mondiale della carriera, con l’inglese rimasto a sette.

Certo anche Drive to survive 4 è stato spettacolare, impossibile staccarsene fino alla fine del decimo episodio, ma purtroppo è mancata la collaborazione dei protagonisti, che dal punto di vista drammaturgico sarebbero stati fantastici. L’ex adolescente prodigio, vissuto per diventare campione e vendicatore delle frustrazioni del padre, contro uno dei pochi piloti, per non dire sportivi, di livello supertop ad avere una vita ed un pensiero oltre le proprie ossessioni. Siamo da sempre moderati tifosi di Hamilton, uno dei pochi da F1 anni Settanta e Ottanta (in parte lo è anche Ricciardo, sospendiamo il giudizio su Leclerc), ma Verstappen non si può discutere. Grande rivalità, con molto più stile fuori pista che in pista.

Hamilton ha rilasciato dichiarazioni da compitino, mentre Verstappen proprio non ha voluto far parte di questo spettacolo di Netflix. E così senza i grandi protagonisti anche le puntate sui comprimari, di solito le più interessanti, hanno avuto il sapore del riempitivo. Comunque molto divertente quella sulla Haas e sulle dinamiche fra scuderia e principale finanziatore, cioè Mazepin padre attraverso la Uralkali, con il figlio che è di una presunzione spaziale ed era convinto che dessero una macchina migliore a Schumacher. Adesso sono entrambi fuori dalla Formula 1, per le intelligenti sanzioni (in sintesi: vi compriamo il gas ma non vogliamo Mazepin, il CSKA e lo Zenit) contro la Russia, di sicuro a Günther Steiner mancheranno anche se non dal punto di vista umano.

La scarsa disponibilità dei due giganti e la ripetitività dei vecchi schemi (la rivalità fra piloti della stessa scuderia, la tensione per i contratti in scadenza, la bolsezza di chi ha già dato tipo Vettel) con più o meno gli stessi personaggi degli anni precedenti ha fatto sì che gli autori imbastissero la narrazione sulla rivalità oltre ogni limite fra i due dirigenti principali di Mercedes e Red Bull, Toto Wolff e Christian Horner. L’austriaco non concepisce nemmeno l’esistenza di rivali, quindi non si può che parteggiare per l’inglese (marito di Geri Halliwell, che si vede in diversi episodi), a parità di pelo sullo stomaco. Però è un po’ come discutere di Guardiola e Simeone: bella contrapposizione, però dopo cinque minuti ti rendi conto che non te ne frega niente della loro filosofia di vita e vuoi solo sapere come finirà Manchester City-Atletico Madrid.

In definitiva Drive to survive 4 è spettacolare ed imperdibile per noi spettatori della Formula 1, ma al consueto difetto di essere online quando già la stagione successiva è iniziata aggiunge quello di non osare, forse in omaggio al politicamente corretto di Netflix. Quasi totalmente inesplorata la parte femminile, molto in superficie il discorso sponsor, assente qualsiasi spunto tecnico, evitato ogni argomento politico, imbarazzanti gli interventi dei giornalisti. Poi ai tossici si può dare di tutto e noi siamo tossici. Per il 2022 ci vogliono nuove idee, anche se la resurrezione della Ferrari ed Hamilton che dopo tanti anni sputa sangue su una macchina non alla sua altezza sono due storie già servite.

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