Basket
Crazy Cat Café
Oscar Eleni 20/10/2015

Oscar Eleni dalla milanesissima via Napo Torriani, vicino alla Stasiun, per una seduta di meditazione al bistrot dei gatti, il Crazy Cat Cafè, dove non si consuma soltanto, ma si ascolta, si pensa, si torna a vivere come sognano i due innamorati che lo hanno aperto dopo una simile esperienza ad Osaka. Camminate gente, troverete meraviglie. Fra i gattini abbimo convinto un amico neozelandese di Wellington a spiegare come si può diventare Julian Savea, la nuova senzazione dei Tutti Neri del rugby che assomiglia tanto a Jonah Lomu e che potrebbe portare la squadra più temuta ed amata del mondo al titolo nella mischia per le grandi dell’Emisfero Sud visto che le presunte grandi di quello Nord sono tutte a casa. Con il nostro amico Walker ci siamo divertiti a fare le scimmiette dispettose cercando di ricordare cosa avevamo visto a casa nella grande offerta televisiva di sport.
Come può un calciatore sfiorato dalla manina dell’avversario rotolarsi ferito come un soldato ad Agincourt e un rugbista, investito da certi Tir sul campo, rialzarsi subito, anche sanguinante per continuare a giocare? Misteri per fedi differenti e a Nick mano fredda del mondo diciamo che educa più una partita di rugby dell’attesissimo Inter-Juve visto in 158 paesi nel mondo.
Poi ci siamo chiesti se fra i cervelli in fuga dello sport abbiamo lasciato andare i migliori. Be’, Scariolo che vince l’Eurobasket con la Spagna, lo rivince per la verità, nell’ultima vita italiana, milanese, è rimasto sulla graticola con gli scorpioni che aveva scelto. Il Giani della pallavolo? Lui è davvero un grande e non soltanto perché un po’ di tempo fa scrivemmo un libro sulla sua vita e sul modo di vedere lo sport, l’amata pallavolo. Non gli abbiamo più restituito le tante foto che erano servite per questo libricino finito quasi subito al macero e che pochi conoscono perché il tipo non ama farsi pubblicità, lui è uno che va diritto al bersaglio: del gioco, del cuore. Qui sta facendo benissimo a Verona ma in Federazione hanno pensato che fosse meglio farlo uscire dalla famiglia Italia che è, da sempre, la sua. Genialità dirigenziali. Non parliamo del Gianni De Biasi che ha portato l’Albania all’Europeo. Quando tutti e due eravamo meno disponibili ad ammettere che ci avrebbero messo da parte lo intervistammo e da quel giorno dicevamo a tutti: questo è un allenatore che sa sussurrare ad ogni tipo di cavallo calciatore. Farà strada. Non è accaduto, in Italia, ma adesso si gode la giusta ricompensa di una popolarità meritata. Quante cose ti vengono in mente fra piccoli gatti che la sanno più lunga di tutti i fanatici di questo mondo sempre in guerra di religione per cercare avidamente la grana.
Come vedete un bel giro lontano dalla terza giornata del campionato di basket che ad Avellino ha fatto sentire il rumore dei tamburi dell’Armata Repesa assunta da Armani per vincere: di sicuro in Italia, vedremo in Europa giovedì contro l’Efes ad Istanbul, posto dorato per capire. Concordando con Hemingway sul fatto che i vecchi non diventano saggi, ma soltanto più attenti, vi diciamo subito che è un piacere trovare al vertice Vincenzino Esposito con Pistoia nello stesso giorno in cui Moretti, l’uomo che ha fatto vivere alla città toscana giorni di massimo piacere cestistico, ha trovato la prima vittoria con la “povera” Varese dove chi comanda (ma comanda cosa?) gli ha già fatto sapere che il principe Ukic, un Amleto mai completo sui grandi schermi, costa troppo e a dicembre potrebbe andarsene dove lo pagheranno meglio.
Vogliamo bene ai grandi giocatori che hanno scelto la difficile prigione del cavalierato tecnico, insegnare agli altri quello che a loro sembrava semplice. Sono due tipi diversi, ma ragazzi con una fede, una passione, tipi in gamba molto più di tanti sbruffoni che girano nel sistema, di quelli che fanno i sapientoni a gettone. Vicienzo che non lasciava mai il campo da ragazzino e il Paolino tradito dalla salute, ma non dalla passione vera, hanno tanta strada da fare. Tutti e due per la salvezza, anche se Pistoia ha trovato il suo architetto di 213 centimetri che ci ha fatto venire in mente, dopo aver sentito spiegare da Esposito, al colto e a chi finge di esserlo come la sua fortuna sia quella di avere due registi in campo, il gustoso aneddoto di un allenamento virtussino quando Bologna era davvero in mano a gente che non pretendeva di essere ascoltata, ci riusciva senza obbligare perché aveva idee che contano ancora oggi e non si comprano, non si barattano. Dicevamo di quella strana scena fra due geniali interpreti del gioco: Kreso Cosic, il vero centro di gravità sognato da ogni allenatore, inseguendo il borbottante Caglieris, elfo dai magici assist, per una incomprensione nel gioco lo gelò davanti ad Andalò il mitico. Tu Charlie – disse Creso – devi sapere che in campo esistono architetti e muratori. Io architetto, tu muratore…”
Fa piacere scoprire che a Venezia i giocatori si sono parlati e abbiano capito che per non fare la fine di qualche quadro messo in vendita per ripianare debiti comunali come vorrebbe il sindaco Brugnaro, il loro ex presidente, ma sempre padrone della società rifondata con tanto entusiasmo, sarebbe meglio, molto meglio, giocare come una squadra e non come gondolieri alla ricerca del turista da incantare o spennare.
Non dite che il doppio impegno campionato e coppe, viaggiare, giocare, allenarsi poco, lascerà tutto come ci siamo detti in quella villa di collina dove la Lega pensava davvero di parlare a 10 milioni di persone. Lo dicevano ancora prima di brindare. Se le società non sono organizzate bene, se hai il maltempo contro, se lo straniero gettonaro capisce e non capisce sono guai, se poi sei Sassari campione e devi sempre prendere un aereo in più degli altri allora può succedere di fare viaggi verso l’incubo del gioco come è accaduto ad Istanbul e, soprattutto, contro la Brindisi presidenziale che sta arrivando al molo dove potranno attraccare solo le squadre migliori e Bucchi ha un motore da gran premio, seconda fila in partenza, ma davanti code facilmente prendibili.
Prima di spagellare vorremmo spiegare il senso di nausea che prende noi e i gattini quando leggiamo le motivazioni di certe salatissime multe: ne hanno data una perché mancava la luce nello spogliatoio degli ufficiali di campo. Questo è il loro basket della nuova era? Ma li vedete, certo che li vedete in televisione, quei palazzi fatiscenti dove si gioca, si scivola e si fa persino fatica a far pulire le chiazze di sudore perché nessuno ha spiegato ai ragazzi spazzola che è nell loro mani la salute di tanti giocatori?
Prima dei voti un grido d’allarme: abbiamo letto che il vulcanico Roberto Maltinti, l’uomo che ha edificato la torre campanaria del basket pistoiese, si sente vecchio e un po’ stanco e vorrebbe lasciare a fine anno. Be’, no. Di sicuro non adesso che la squadra è in testa e che lui, ancora una volta, ha dovuto intervenire per far capire a qualche straniero in divieto che non è il caso di far arrabbiare i vigili e la città intera, che è meglio giocare lavorando che fingere di farlo, giocando male. E poi, caro Maltinti, visto che non lascerà fino a quando Kobe Bryant si farà vivo in città come ha promesso, be’, allora possiamo stare tranquilli.
Voti e carezze ai gattini.
10 Ai GUERRIERI di TERRACOTTA vestisti con le maglie del Simmnethal messi in rete da chi cerca di proteggere la memoria di questo sport organizzando il museo itinerante del basket che ancora cerca una casa per gli uomini che ne hanno fatto la storia. Citofonare al povero Blasetti che lavora lontano dai Bertea del sistema.
9 Al REAL MADRID che non se la passa benissimo, ma intanto lancia nel campionato ACB due ragazzi del 1999. Uno. Doncic, lo ha fatto giocare anche 20 minuti. Come dire che nel paese campione d’Europa e della santa alleanza Uleb le parole sono sempre seguite dai fatti. Qui siamo alla finzione per quintetti dove nessuno capisce una parola dell’inno.
8 Al CROSARIOL mille volte criticato che sembra entrato nella fase della maturità a Reggio Calabria, un posto da dove sono salpati grandi tipo Ginobili. Sarebbe interessante questa rivalità al centro e molto in alto adesso che anche Cervi vuol far capire che a Reggio Emilia, Milano e in Nazionale hanno sbagliato a non dargli totale fiducia e compensi relativi.
7 A Kenneth KADJI che aveva soltanto una maniera per farsi rimpiangere da Sassari dove è stato la luna di belle partite scudetto e di pessime partite nel viaggio: giocare come ha fatto per mettere al tappeto i tricolori tendenti al rosso brace difficile da tenere accesa fra tante feste e ghirigori.
6 Al grande e mai amato come si deve coach KEY, delizia dei commentatori del Cielo, perché il Mike Krzyewskj ha deciso di chiudere la sua gloriosa parentesi come guida delle squadre di americani del sogno dopo l’Olimpiade di Rio. Ritirarsi prima che gli altri te lo chiedano. Si chiama classe.
5 Alla gloriosa comunità di MILANO che non ha fatto un piega scoprendo che in casa ARMANI, giustamente, si sono stancati della costruzione sempre in divenire del nuovo Palalido senza amianto. Certo la città ha bisogno di aree coperte decenti per sport che non hanno casa, ma è comico vedere cadere un progetto che aveva un senso. Ora dove si allenerà in futuro l’Emporio se al Comune lasceranno solo il pallone vicino alla piscina? Al Forum già fanno fatica a tollerare le partite. Si vede. Guardatevi intorno ad Assago, visitate i loro bagni, parlate col sindaco del borgo dove i vigili sono invisibili anche quando multano.
4 Al Luca BANCHI che sembra scomparso, certo è pagato ancora da Milano, ma quando senti l’elenco degli allenatori in attesa il suo nome non lo fa nessuno. Anche adesso che sembra tornato di gran moda l’allenatore della mente, quello che lui, con Pianigiani, aveva imparato ad usare a Siena e poi a Milano anche se la pubblicizzazione di questo segreto aveva fatto venire le scalmane alla Suburra del sistema.
3 All’ASSOCIAZIONE allenatori se non chiederà ai capitan Spaventa del momento, al Peterson direttore di Superbasket e responsabile della comunicazione Olimpia ( il basket ama i doppi ruoli in contrasto) di querelare subito gli eredi del drammaturgo francese Marcel Pagnol che se la prendeva con i tecnici sostendendo che bisogna diffidare di loro: cominciano con la macchina per cucire, la zona due tre e finiscono con la bomba atomica e la uno tre uno.
2 Al VALLI che vorrebbe scuotere la tormentata Virtus Bologna della nuova proprietà chiedendo in giro perchè i suoi “ragazzi” non fanno mai canestro. Be’, di solito chi dirige ogni allenamento a certe domande darebbe subito una risposta.
1. Al Pala BIGI l’arena coi brustulli della squadra che ha vinto la supercoppa perché si è letto che le uscite di sicurezza erano chiuse con i lucchetti. Siamo alla disperazione per questi impianti che sono piccole caverne. Siamo all’anno zero, ma non per la televisione che trasmette e fa vedere soltanto lustrini e stordendoti con voci che non tacciono mai (una schiavitù imposta da cosa e da chi?), parole che diventano banali quando devi aggiungere molto spesso: ha preso la palla nel posto giusto, ha fatto il movimento giusto e, ohibò, ha fatto pure canestro.
0 A Vincenzino ESPOSITO non tanto per la crudele vendetta su Trento che non ebbe pazienza con lui all’inizio, ma per una dichiarazione che potrebbe lasciarlo presto senza lavoro, perché in basketlandia, dove chi paga ha fatto il CEPU per imparare che nello sport fai più fatica che nel lavoro di ogni giorno, in fabbrica e in azienda, diventano subito sospettosi se devono leggere che il loro stipendiato preferisce costruire che vincere. Ma siamo matti. I due punti, accidenti, al resto penseranno i posteri.