Di qua o di là
Castro o Pinochet?
Indiscreto 28/11/2016
La morte di Fidel Castro, a dieci anni dal suo effettivo ritiro dalla scena, ci ha ispirato manco fossimo cubani di Miami. Perché ci sono ‘Di qua o di là’ onesti e altri tendenziosi, in cui vogliamo dimostrare una tesi. Questo è tendenzioso e la nostra tesi è la seguente: quando un dittatore viene battezzato in un certo modo dai grandi media e, peggio ancora, dura così a lungo da diventare parte di un’epoca da rimpiangere (per la più valida delle ragioni, cioè che è meglio essere giovani che vecchi), è ‘meno’ dittatore di altri e alla fine trova anche qualche minorato mentale che nelle piazze italiane grida il suo nome (è successo ieri a Roma, al corteo per il No al referendum).
Un confronto che ci viene naturale è quindi quello con Augusto Pinochet, il generale che dopo un colpo di stato tenne il Cile sotto la sua dittatura dal 1973 al 1990. Partiamo dalla contabilità macabra, con i numeri del rapporto Rettig (una commissione istituita quando in Cile era già tornata la democrazia): durante i 17 anni di Pinochet uccisi o fatti scomparire, è la stessa cosa, per motivi politici 3.500 cileni e altri 28.000 torturati e imprigionati. Cifre sottostimate, secondo diverse organizzazioni per i diritti umani, che nella peggiore delle ipotesi arrivano ad attribuire al regime 17.000 uccisioni o sparizioni più quasi 100.000 incarcerazioni (la metà con torture) gratuite.
Non essendoci ancora stato un dopo Castro a Cuba, è anche impossibile avere cifre ufficiali sui morti e i prigionieri di regime. La più ufficiale è stata paradossalmente fornita dallo stesso Lider Maximo, che nel 1964 ammise che nelle carceri cubane c’erano 15.000 nemici della rivoluzione. In totale le stime peggiori dicono anche in questo caso 17.000 morti o desaparecidos, quelle ‘migliori’ 5.000, mentre verificati più facilmente sono i dati degli espatriati per motivi politici (un milione e mezzo di cubani, più del 10% della popolazione). Quanto ai prigionieri politici, difficile nel caso cubano tenere un conto e la media fra diverse menzogne non è che sia per forza la verità: realisticamente le cifre sono paragonabili a quelle cilene, con il paradosso che gli unici ai quali sia andata bene siano stati i superstiti della Baia dei Porci (Kennedy trattò personalmente lo scambio, costato 60 milioni di dollari).
Se gli effetti pratici di Castro e Pinochet sui loro popoli sono stati simili, diversa è però la loro origine. Castro insediò il suo regime al posto di un’altra dittatura sanguinaria, quella di Batista, mentre Pinochet rovesciò con un colpo di stato il governo di Allende, democraticamente eletto (anche se negli ultimi suoi mesi autoritario). Diversa anche loro fine: Castro non ha mai pensato a un dopo Castro, mentre Pinochet, che aveva come modello Franco più che il nostro fascismo, è uscito di scena (su sollecitazione americana) guidando la transizione verso la democrazia e pensando soprattutto a salvare pelle e soldi. Insomma, due criminali ma figli, come tutti i grandi criminali, di precise circostanze storiche e politiche. Che non li giustificano ma per lo meno li spiegano. Castro o Pinochet? Dichiariamo il nostro tifo per lo 0 a 0, più che per il 50 a 50. Ai due criminali il voto non piaceva.