Attualità

Buon Natale o buone feste?

Stefano Olivari 30/11/2021

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Si dice Buon Natale o buone feste? L’articolo più scontato del mondo, test infallibile per individuare un opinionista, è quello del genere ‘Signora mia che tempi’. A dare la traccia del temino di oggi si è prestata la Commissione Europea, che con le sue Guidelines for Inclusive Communication ha voluto mettere un po’ di pepe al derby fra élite e pancia del paese, derby che peraltro ha le statistiche di Barcellona-Espanyol o Bayern-1860: la pancia del paese non vince quasi mai, e nemmeno esce fra gli applausi visto che i media sono governati dalle élite ed i giornalisti sbeffeggiano il mondo piccolo borghese da cui provengono.

Venendo all’oggi, tutto parte dal Natale: augurare Buon Natale sembra alla UE poco inclusivo, perché il Natale è una festa cristiana. Ma si va oltre, in questo documento riservato non al popolo ma ai funzionari dell’Unione Europea. Non bisogna usare Maria come esempio di nome femminile, perché offende chi non porta nomi cristiani, non si può dire ‘malati’ perché il termine offende appunto i malati, soprattutto bisogna fare qualsiasi acrobazia possibile per non assegnare un genere a una persona e quindi non aprire contenziosi infiniti. Gli esempi sono tanti, si trovano tutti sul web, arriviamo al punto.

Perché le élite sono riuscite a trasformare un comportamento buono, cioè fare il possibile per non offendere il prossimo, in atteggiamento da maestrini antipatici e spocchiosi? Un comportamento che in persone anche moderatissime genera reazioni violente, con i media poi a frignare perché “La società si è polarizzata”, variante di “Il paese è diviso in due”. Tutto ingigantito, perché nella vita reale nessuno si pone questi problemi: si cerca di lasciare in pace e soprattutto di essere lasciati in pace.

Personalmente pensiamo che i tempi per fortuna cambino, e quasi sempre in meglio: nessuno di noi parla come trent’anni fa e non certo per timore di sanzioni o di lezioncine. Poi il cambiamento avviene a diverse velocità: capita spesso di finire in contesti, anche familiari (a Natale, poi…), in cui ci si morde la lingua per non litigare ogni cinque minuti. Ma è certo che anche il/la più ottuso/ottusa/ottusx di noi non riuscirebbe a sostenere i ragionamenti ed il linguaggio del sé stesso di trenta anni fa. In definitiva, buon Natale o buone feste?

 

 

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