Il Mondiale di Ennio Morricone

6 Luglio 2020 di Stefano Olivari

Ennio Morricone è morto e di lui rimarranno innumerevoli grandi colonne sonore di film spesso meno grandi della sua musica, oltre a canzoni ed altre composizioni. Un superprofessionista metodico, per sua stessa ammissione, non certo un genio maledetto. Non rientra di sicuro fra i suoi mille migliori lavori la colonna sonora che gli fu commissionata per il Mondiale in Argentina del 1978.

Un inno notissimo, senza testo, in cui ci si imbatte ancora oggi in qualche documentario su quel torneo che ricordiamo con dispiacere per tanti motivi anche soltanto calcistici: l’Italia più bella che non vinse, l’Olanda derubata, la prima Francia di Platini, il primo Brasile di Zico, la prima Germania Ovest di Rummenigge e la prima Polonia di Boniek, la stessa Argentina che lasciò a casa un Maradona minorenne ma che era già Maradona.

L’inno di Morricone, dicevamo. Dal titolo ‘El Mundial’ e strutturato, soprattutto all’inizio, come una sinistra marcetta, sinistra con il senno di poi. Morricone all’epoca era già famoso in tutto il mondo, ma il suo brano fu comunque scelto fra i 64 presentati per essere la melodia ufficiale del Mondiale e anche quella per le sigle all’inizio dei vari collegamenti televisivi.

Ma come mai Morricone, dichiarato democristiano con vaghe simpatie di sinistra, ma soprattutto già ricco ed affermato, si prestò a scrivere questa marcia per il regime dei militari? Domanda con risposta incorporata: era il suo mestiere, come quello di Menotti era allenare e quello di Paolo Rossi di giocare. Il punto non è questo ma come mai ad alcuni, di solito atleti con al massimo la licenza media, si chiede di improvvisarsi rivoluzionari mentre altri sono venerati maestri a prescindere.

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