Napoli-Roma e quel ragazzo della curva B

31 Ottobre 2014 di Stefano Olivari

Napoli-Roma è stata per la Gazzetta dello Sport un ottimo pretesto per intervistare Nino D’Angelo, con le domande fatte da suo figlio Vincenzo (giornalista della Gazzetta, appunto, ma che mai aveva intervistato il padre). Il cantante napoletano, grande appassionato di calcio, ha lasciato tracce anche nel cinema con performance che vanno dal parteno-trash (nostro preferito Un jeans e una maglietta, con la bellissima Roberta Olivieri, Bombolo, Cannavale e un Sebastiano Somma pre M’ama non M’ama) ai confini del film d’autore (Ciprì e Maresco, Pupi Avati, Damiano Damiani).

Ma il suo film che unisce calcio e musica, Quel ragazzo della curva B, è stato nell’intervista citato soltanto di sfuggita e ci dispiace. Perché è guardabile anche con gli occhi di oggi, come confermato dal dvd acquistato all’autogrill Villoresi. Per i pochi che non lo sapessero è ambientato nel 1986-87, l’anno del primo scudetto di Maradona, ma la sua particolarità è che fu girato proprio a stagione in corso e quindi senza sapere se poi il titolo sarebbe stato vinto. Un bel rischio, perché il film finisce appunto (non spoileriamo, è storia) con la vittoria dello scudetto ed ebbe la collaborazione attiva di Ferlaino (ringraziato nei titoli di testa) e di buona parte dei giocatori: soprattutto Giordano, Bruscolotti, Romano, Carnevale. E il dimenticato Pietro Puzone, in un inspiegabile (zero presenze in quella stagione) finto-collegamento da ospite con il Processo del Lunedì. Ma non mancano anche altri personaggi di culto legati alla squadra, dal Petisso Bruno Pesaola ad Italo Kuhne.

La trama è semplice: Nino è un capo-tifoso, leader della curva B del San Paolo ma sgradito alla camorra che lo vede troppo onesto e disinteressato. Da qui parte una serie di situazioni, coltellate comprese, che non riveliamo per non togliere il piacere della visione. Da sottolineare come questo sia uno dei pochi film popolari napoletani a prendere le distanze dalla camorra, cosa che di solito avviene invece in produzioni più ambiziose. Da sballo assoluto, oltre l’LSD, la scena in cui Nino si presenta a Pesaola come figlio di un capotifoso dei tempi di Pesaola e l’ex giocatore e allenatore argentino gli risponde (doppiato da cani) che si ricorda di quando aveva tenuto sulle spalle il piccolo Nino. Da supersballo la partita-scudetto, ovviamente non quella vera (le immagini, dall’infortunio di Maradona al rigore di Giordano, sono di Napoli-Brescia di metà campionato), con la radiocronaca di un finto Sandro Ciotti. Poi che la rappresentazione del mondo ultras, soprattutto di quegli anni (i più violenti di sempre, adesso in confronto le curve sono l’Accademia dei Lincei), sia edulcorata e poco credibile non rovina il divertimento dato dal film e dal suo protagonista.

Che già negli anni Novanta, eliminando il caschetto biondo e con la svolta musicale ‘world’ avrebbe conquistato la buona stampa che a tanti artisti con le sue origini è negata di default. Al critico musicale con la giacca di velluto e le toppe basta proporre un bonghista e una melodia arabeggiante che subito da ‘napoletano’ ti trasformi in ‘mediterraneo’. E il ragazzo della curva B l’ha capito.

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