Economia

Unicredit-MPS, la sconfitta di Draghi

Indiscreto 25/10/2021

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Con il fallito acquisto di MPS, il Monte dei Paschi di Siena, da parte di Unicredit si può dire che Mario Draghi abbia incassato la prima grande sconfitta da quando è diventato presidente del Consiglio e lider maximo, oltre che indiscutibile, di una coalizione che va dalla Lega a LeU. Si può dire, appunto, ma quasi nessuno lo dice perché il pensiero unico dall’ambito storico e sanitario sembra adesso riguardare anche Draghi. Ci stupisce che ancora non sia nata la definizione di ‘Negazionisti di Draghi’, ma forse è questione di poco. Fra parentesi, siamo anche noi pro Draghi e speriamo davvero che non venga seppellito al Quirinale a tagliare nastri.

Cosa è successo, in breve perché l’uomo moderno ha poco tempo e vuole, almeno secondo i massmediologi, cibarsi di snack news? Dal 2017 il Ministero dell’Economia sta cercando di vendere l’MPS, che è sotto il suo controllo, (anche se il 36% dell’azionariato è sul mercato) ad una banca privata, o presunta tale (con eufemismo la si definisce ‘di sistema’), molto perché ce lo chiede l’Europa e un po’ perché l’acquirente metta la faccia sulla ristrutturazione e quindi sul licenziamento di buona parte dei 21.000 dipendenti.

Da qualche mese, su input di Draghi il candidato unico all’acquisto era Unicredit, le cui condizioni per procedere (6,3 miliardi di euro di aumento di capitale MPS sottoscritto dallo Stato, 2,2 miliardi di crediti fiscali, 7.000 licenziamenti) sono state alle fine ritenute inaccettabili: in un momento come questo, ma forse proprio in nessun momento, un regalo di Stato nell’ordine dei 10 miliardi non è il massimo. O magari Unicredit ha sparato alto proprio per non doversi accollare questa grana. Non sappiamo in ogni caso valutare la convenienza dell’operazione, non siamo banchieri e nemmeno bancari, ma ci sembra che le logiche siano state soltanto politiche.

Perché presidente di Unicredit è l’ex ministro Padoan, quello che nel 2017 procedette alla nazionalizzazione, di fatto, della banca. Perché l’attuale amministratore delegato di MPS, banca da sempre governata dal PCI-PDS-DS-PD eccetera, è adesso uno considerato vicino ai 5 Stelle. Perché il fallimento di MPS, che i grandi cultori del mercato (per gli altri) di solito auspicano in situazioni simili, per far posto a concorrenti più sani, toglierebbe decine di migliaia di voti al PD. Ma soprattutto perché la causa primaria del disastro di MPS, l’acquisto di Antonveneta ad una cifra folle, avvenne con Mario Draghi governatore della Banca d’Italia.

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