Basket

Trucchi di serie Z

Stefano Olivari 25/02/2010

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di Stefano Olivari
Uno degli aspetti più grotteschi del mercato NBA, almeno per noi che lo seguiamo da lontano mentre purtroppo al Quark Hotel siamo vicini, è quello dei buyout. Che di fatto tengono il cinema ancora aperto, con tre casi clamorosi che si stanno definendo proprio mentre scriviamo queste righe: Larry Hughes con i Kings, Drew Gooden con i Clippers e soprattutto Zydrunas Ilgauskas con gli Wizards.
La definizione di buyout, per quanto riguarda questa lega è semplice: un giocatore sotto contratto con una squadra viene liquidato, con il consenso di tutti, ricevendo meno della cifra residua del contratto ma ottenendo in cambio la possibilità di riciclarsi sul mercato. Visto che nella NBA si scambiano contratti contro contratti, con i soldi che fungono solo da integrazione minima, quasi tutti i buyout nascondono l’inganno e addirittura alcuni il doppio inganno. Inganno quando la squadra acquirente del contratto sa già che quel giocatore non le interessa ed il giocatore sa già in anticipo di non volerci andare per alcun motivo. Doppio inganno quando tutto è stato organizzato per far ritornare il giocatore nella sua squadra di partenza rispettando solo il termine di minimo 30 giorni dalla ‘trade’ originaria.
Il caso Ilgauskas è emblematico: finito agli Wizards nel quadro dell’operazione Jamison, l’ennesimo supergregario per far vincere l’anello a LeBron James, ma al tempo stesso non rientrante nei progetti degli Wizards, si sta apparecchiando il tutto per il ritorno a Cleveland con la modica spesa per Washington di 1,5 milioni di dollari (fonte: Washington Post). Circa un decimo del contratto originario del lituano, che fra un mese potrà tornare alla corte del re (di cui è uno dei compagni preferiti) per inseguire la grande vittoria, a meno che non accetti le tiepide offerte di Nuggets o Hawks. Tutto fatto seguendo la lettera del regolamento, ma non certo lo spirito: Washington ha liberato spazio salariale per la ricostruzione della squadra, questa finora l’unica cosa sicura, mentre se Cleveland lo prendesse (magari ‘spalmando’ sugli anni futuri il piccolo danno finanziario subito da ‘Z’) avrebbe un reparto lunghi pazzesco.
E lo spirito della norma violato? Sarebbe bastata scriverla meglio, non è che i Cavs sarebbero (meglio usare il condizionale, magari fra due minuti Ilgauskas firma per tornare nel suo Atletas: la squadra di Kaunas, meno popolare dello Zalgiris, dove sono esplosi lui e Stombergas) più disonesti di tanti altri che l’hanno aggirata in passato. Phil Jackson e Doc Rivers, due che da una super Cleveland avrebbero solo danni, considerano già fatto il tarocco, mentre su vari giornali si è scritto che questa volta Stern si metterebbe di traverso con il suo potere ‘dissuasivo’. Prima però dovrebbe dimostrare che quella fra Danny Ferry, general manager dei Cavs, ed Ernie Grunfeld degli Wizards, sia stata una recita fin dall’inizio. Infatti così non sarà, visto che la notizia dell’Associated Press è stata riportata anche dal sito della NBA. Come dire: abbiamo capito, ma non possiamo farci niente. Senza onestà non c’è regola che tenga.

stefano@indiscreto.it

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