Attualità

La testata nazionale di Roberto Spada

Andrea Ferrari 09/11/2017

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Notizia d’apertura nei tg, titolo principale nei quotidiani, argomento che scatena la mobilitazione degli opinionisti dei social network. Un attentato con decine di morti? Un arresto clamoroso? La caduta d’un governo? No, la testata del fratello di un malavitoso del clan Spada di Ostia a un giornalista, Daniele Piervincenzi, con tanto di setto nasale rotto. Fatto grave, deprecabile e da punire severamente. Ci mancherebbe. Tuttavia è altrettanto vero che quotidianamente accadono decine, se non centinaia di fatti violenti anche più gravi. Non nel mondo in generale, ma ad Ostia e dintorni. Oltretutto chi ha compiuto il gesto non ricopre alcun incarico pubblico, particolare non banale in un Paese dove assassini si sono seduti in parlamento. Allora la domanda sorge spontanea, per dirla con Antonio Lubrano: se la testata se la fosse presa un postino, un podologo (o anche il vice Gabibbo, tanto per citare fatti realmente accaduti) ci sarebbe stata la stessa “eco mediatica”? La risposta è no. Pur non conoscendo Roberto Spada, qualcosa ci dice che quella al giornalista di Nemo non sia stata la prima testata data nella sua vita a qualcuno. Non tutte le aggressioni sono uguali così come non lo sono le morti, basti citare l’enfasi con cui ogni anno viene ricordata Ilaria Alpi, valente giornalista uccisa per le sue inchieste in Somalia e quanto invece vengano ignorate molte altre persone che hanno avuto la stessa sorte, ma con la sfortuna di non fare parte della corporazione giusta, essendo il corporativismo la vera Weltanschauung della terra dei cachi. Ma siccome in Italia ogni tragedia diventa farsa arriva anche la presa di posizione della Direzione Distrettuale Antimafia che indagherà sulla testata. D’altronde gli Spada fino a ieri erano dei tranquilli pensionati del cantone di Zug, che con l’aggressione al giornalista di Rai Due sono entrati nell’illegalità.

https://www.youtube.com/watch?v=pRqLpVA6d0s

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