Calcio

Stile Giraudo

Libeccio 09/05/2012

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Ci siamo cascati, parliamo della terza stella della Juventus. Dalle foto che stanno facendo il giro del web apprendiamo che la società bianconera si è già portata ben avanti con il lavoro e ha trasformato propositi fino ad ora rimasti solo nel campo teorico in azioni concrete. Nel tempio del tifo juventino ma anche sede della società  (lo Juventus Stadium) Agnelli ha fatto infatti montare un gigantesco scudetto tricolore con tre stelle e la scritta 30 in bella evidenza. Insomma, si è passati dalle battute da bar a uno strappo che potrà fare proseliti. Perchè la rilettura della storia calcistica italiana non gioca, in linea di massima, a favore dell’albo d’oro juventino. Anche se il problema più grave, oltre che l’unica certezza, sono le sentenze sportive (e non solo).

Su tali propositi revanchisti fino ad ora la federazione ha fatto finta di non vedere e sentire, secondo il discutibile teorema che chi ha milioni di tifosi vada trattato diversamente dal Chievo. Ora però Abete ed il governo del calcio devono pure esprimersi sul merito di questa grave insubordinazione, più grave ancora di quanto sarebbe lecito aspettarsi se si pensa che è una delle più importanti società del sistema calcio italiano a cancellare tutto quanto è stato scritto (dalle sentenze, che non sono per definizione giuste ma sono sentenze) fino ad ora sull’argomento Calciopoli. E ciò in un momento in cui cominciano a definirsi i primi deferimenti di Scommettopoli che indeboliranno ulteriormente un calcio italiano già in grave crisi. Vicenda che non riguarda la Juventus ma che, per analogia, potrebbe portare tanti altri a difendere i propri ‘risultati del campo’ anche quando il capitano aggiustava le partite.

Andrea Agnelli ha a più riprese sottolineato che i due scudetti in questione sono quelli dell’orgoglio juventino e come tali non possono che essere computati come effettivamente vinti sul campo ed associati a tutti gli altri guadagnati onestamente. L’aspetto che Andrea Agnelli non considera minimamente, al pari di coloro che si ritengono al di sopra delle parti e quindi non giudicabili, è che quei due scudetti sono stati strappati dagli organi competenti dalle maglie della Juventus per reati giudicati tali dalle magistrature sportive e ordinarie. Sentenze che possono essere ingiuste e al limite non rispettate, ma a patto di disputare il campionato francese nel primo caso e di essere latitanti nel secondo.

Era senz’altro utile che qualcuno più avveduto avvertisse Andrea Agnelli dell’effetto boomerang che l’azione realizzata potrebbe provocare, nel senso di sporcare ulteriormente una storia che finalmente dopo anni di sofferenza e colori grigi o opachi finalmente si era colorata di gloria meritata ed unanimemente riconsciuta. Lo scudetto appena vinto poteva servire a pacificare gli animi e a marcare il ritorno della Juve alla normalità, come non a caso i giocatori bianconeri hanno sottolineato. Diversamente, la sua leadership ha preferito dissotterrare l’ascia di guerra e rivendicare con arroganza e prepotenza la giustezza del proprio comportamento a prescindere. Ora la parola spetta al Governo del calcio che non potrà fare finta di nulla e, probabilmente, anche alle tante società che il sistema Juve di moggiana memoria lo hanno subito gravemente sulla propria pelle. In conclusione, in tutti questi comportamenti di Agnelli sembra di notare lo stile del radiato e condannato Antonio Giraudo. Sembra?

Libeccio, 9 maggio 2012

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