Calcio

Squinzi Milan, l’occasione persa

Indiscreto 03/10/2019

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Giorgio Squinzi, il signor Mapei, è stato un grandissimo imprenditore, creatore quasi da zero di un gruppo chimico internazionale da 9.000 dipendenti, ma purtroppo su quasi tutti i media generalisti è stato ricordato come il presidente del Sassuolo, che nella sua vita è stato l’attività meno importante, e anche, a dirla tutta, la meno spiegabile. Senz’altro meno del suo decennio nell’amato ciclismo, vincendo tantissimo negli anni più dopati di sempre prima di scoprire che nel ciclismo c’era il doping.

Tanto per rimanere nel nostro orticello, veniamo alla domanda: perché uno come Squinzi, in grado di tirare fuori dalla sera alla mattina 500 milioni di euro (non è una cifra che spariamo a caso, come vedremo) ha dedicato 15 anni o giù di lì al Sassuolo invece che comprare il Milan per cui tifava e per cui aveva oltretutto una visione di sviluppo da americano? Solo che lui del Milan era anche un tifoso…

La risposta è piuttosto semplice. Per quanto riguarda il Sassuolo Squinzi è stato tirato dentro gradualmente: prima sponsor, poi finanziatore, infine proprietario. E un po’ si è innamorato, più che del Sassuolo, del suo ruolo da dirigente illuminato con la testa sulle spalle, che tanto piace ai giornalisti che si emozionano scrivendo di ‘scudetto dei bilanci’ (del resto per loro debiti e aumenti di capitale non sono soldi buttati via, ma sviluppo). 

Per quanto riguarda il Milan, più volte Squinzi ne ha parlato con Berlusconi una volta iniziata la fase del disimpegno (dopo la Champions del 2007, anche se poi qualcosa è stato vinto ancora), ma in prima battuta Berlusconi pensava che il Milan gli servisse ancora e in seconda battuta, diciamo dopo la cessione di Ibrahimovic-Thiago Silva del 2012, sul Milan ha cambiato idea ogni giorno (basti pensare alla figura fatta fare alla figlia Barbara sullo stadio al Portello).

In queste incertezze tentò di infilarsi, fra gli altri, anche Squinzi, nel 2012 neopresidente di Confindustria, che a differenza di altri parlava per sé stesso ed era disposto a tirare fuori 500 milioni veri senza problemi. Sul perché Berlusconi abbia tergiversato, pur non volendo più investire nel Milan dopo il 2012, ci sono varie teorie e la nostra, suffragata dall’invenzione di Yonghong Li, la conoscete. Nel 2014 Bloomberg scrisse che Lazard aveva ricevuto mandato di trovare compratori per il Milan e che fra questi ci fosse Squinzi, ma visti i rapporti personali è da escludere che Berlusconi e Squinzi avessero bisogno di una banca d’affari francese per concludere un affare semplice.

Poi nel 2017 Squinzi già si sentiva troppo vecchio e stanco per prendere in mano il Milan, rispetto a 5 anni prima quando gli era stata data una non risposta. Anzi, poco prima della farsa cinese le parti addirittura si invertirono, con Berlusconi che gli buttò lì alla sua maniera l’idea di fare il socio di minoranza, per creare insieme il Milan dei giovani lombardi di cui ciclicamente il Cavaliere parlava. Ma fare il socio di minoranza di Berlusconi non è mai una buona idea e in questo caso il ‘No grazie’ arrivò da Squinzi. Che peccato, con il senno di prima e di poi.

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