Economia
Springsteen, aveva ragione Iva Zanicchi
Biro 05/02/2016
Non leggo i giornali, come del resto la quasi totalità degli italiani (io però sono un gatto e non posso essere accusato di ignoranza come voi), quindi devo essermi perso qualcosa: Bruce Springsteen è diventato un bene di prima necessità? Perché leggendo questo articolo sul sito di Repubblica, riguardante le minacce al promoter Claudio Trotta per il caro-biglietti, sembra quasi che esista un prezzo ‘giusto’ per un concerto, quando invece il prezzo di uno spettacolo è sempre stato fatto dal suo pubblico potenziale e dalla scarsità relativa di biglietti. Il prossimo 3 luglio, una domenica, Springsteen e la E-Street Band invece di andare all’ospizio saranno a Milano, a San Siro, mentre il 16, sabato, a Roma al Circo Massimo. Prezzi milanesi: dai 120 euro per un primo anello rosso (non c’è l’arancione, essendo collocato lì il palco) ai 40 per il terzo anello, passando per gli 85 euro del prato, cioè dove il mio bolso amministratore è andato nel 1985 e nel 2003. Prezzo romano: 85 euro per tutti.
Insomma, una cena per due persone e nemmeno in un posto di prima fascia, ma il discorso non cambierebbe nemmeno se i biglietti costassero 2.000 euro: se pensi che Springsteen li valga e quei soldi li hai, allora O.K il prezzo è giusto. Per dire, i Subsonica non li andrei a sentire nemmeno se mi dessero una cassa di Gourmet coniglio e selvaggina (Iva Zanicchi invece mi piace) mentre altri gatti li considerano superiori ai Beatles, i gusti sono gusti. Personalmente non sono un gatto da mega-concerti, un po’ mi dà fastidio la retorica del genere ‘Ué cazzzo-figa, il Boss, Vasco, il Liga, gli Uddue…, cazzo-figa, grandissimi’, ma chi ama questa roba deve rendersi conto di essere in concorrenza con altri disposti a pagare i 120 euro.