Attualità

Spagna o Catalogna?

Biro 21/09/2017

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Quanto sta accadendo a Barcellona e dintorni, fra il referendum che il governo Rajoy non vuole sostenendo che non sia legale e gli arresti di funzionari catalani da parte della Guardia Civil, il tutto in mezzo a manifestazioni, minacce e prese di posizione (la più equilibrata quella del Barcellona, ci sembra), è prima di tutto istruttivo riguardo ai nostri ‘valori’ quando le cose le vediamo da lontano. Se per la stampa democratica italiana un federalista veneto è senza dubbio egoista, incostituzionale, forse anche razzista, un separatista catalano, basco o scozzese è invece da prendere sul serio. Secondo questi uomini di mondo il basco è una lingua mentre il sardo è un dialetto, quindi il basco separatista esprime una grande cultura mentre al sardo bisogna mandare i carri armati. Ma guardando alla materia del contendere di oggi, la differenza con quanto avvenuto in Scozia è evidente: nel Regno (tuttora) Unito si è democraticamente votato, nel nome dell’autodeterminazione dei popoli, in Spagna e in futuro anche in Italia viene e verrà impedito. Poche cose sono sfuggenti come l’idea di popolo, con parametri che vanno e vengono a seconda dell’ideologia: lingua, storia, cultura, razza e religione prevalenti, percezione di chi di questo popolo non fa parte. In maniera democristiana potremmo dire che si è un popolo quando ci si sente parte di quel popolo, ritenendo quel livello di aggregazione il massimo possibile senza perdere identità. Il nostro sondaggio vola però molto più basso, con una domanda semplice: può parte di uno Stato diventare indipendente anche se le leggi di quello Stato impediscono la secessione? Stiamo parlando di paesi civili, come Spagna e Italia, precisando che non c’è una risposta secondo noi ‘migliore’ perché in entrambi i casi il rischio delle armi sarebbe dietro l’angolo. Spagna o Catalogna? In maniera più corretta dovrebbe essere ‘Rispetto a prescindere delle leggi vigenti, anche quando contrastano con l’autodeterminazione?’.

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