Basket

Sergio Tavcar Fan Club

Stefano Olivari 22/06/2021

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Ci ricordiamo a memoria decine di frasi usate da Sergio Tavcar nelle sue telecronache per Telecapodistria, che dalla metà degli anni Settanta (del resto lui iniziò nel 1971) fino alla pensione arrivata poco tempo fa, oltre che tanti passaggi dei suoi bellissimi libri, per questo ascoltarlo dal vivo ha per noi sempre un suo perché. È accaduto ieri sera al Bootleg di Milano, davanti a tanti appassionati di pallacanestro del genere nostalgico, con il grande giornalista triestino a proporre racconti e temi che emozionano anche soltanto ad accennarli. Con addirittura qualche inedito, come Sabonis nel consueto coma etilico trascinato a fatica da Volkov su un aereo sovietico. E già dire ‘Sabonis’, ‘Volkov’ e ‘sovietico’ a noi e a chi ci siamo scelti come amici fa venire la pelle d’oca.

Dalla classificazione dei grandi della Jugoslavia (“Primo livello: Cosic, Delibasic, Drazen Petrovic. Secondo livello: Kicanovic, Dalipagic, Kukoc, Divac“) alla prima telecronaca, una partita di hockey su ghiaccio senza avere le formazioni, dalle peculiarità di Trieste a dissertazioni storico-etniche (magari in Friuli non direbbe le stesse cose…) con interessanti discorsi su identità (“La mia cittadinanza è italiana, la mia nazionalità slovena“) che certo i lettori del suo blog conoscono a memoria ma che l’interazione fisica, senza mascherine e senza web, rende di tutt’altro spessore. Uno dei pochi casi, le serate di Tavcar, in cui la richiesta di domande da parte del pubblico non cade nel gelo di gente che guarda per terra.

Scontato che Tavcar, così come molti amanti dello spirito del gioco, non ami la NBA attuale ed il modo da imbonitori in cui viene raccontata, forse anche per raggiungere un pubblico più ampio. Un atteggiamento che poi si mantiene anche nei confronti del basket europeo ed italiano, dove una schiacciata cancella dieci errori tecnici ed un tiro casuale diventa una genialata. Il Tavcar spettatore toglie spesso l’audio, salvando solo Geri De Rosa e Nicolò Trigari. Ma al di là di temi ed opinioni che tutti gli appassionati conoscono, condividendo o meno, l’aspetto di Sergio che ci ha sempre colpito è la sua capacità di farsi ascoltare, di tenerti avvinto anche quando non sei d’accordo, di esporsi sempre al giudizio degli altri avendone uno proprio. Questa non è nostalgia degli anni Settanta e Ottanta, è bravura 2021.

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