Basket

Senza uno Hlinason italiano

Oscar Eleni 25/02/2022

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Oscar Eleni dalla montagnetta milanese di San Siro creata con le macerie dei bombardamenti. Pensavamo che questi bagalon del luster (bulli, alla milanese) che governano ci avrebbero confuso su tutto, cominciando dalla pandemia, ma non pensavamo  che nella misurazione dei loro peni nucleari arrivassero a questo punto. Guerra, accidenti ancora una volta, certo ce ne sono molte nel mondo, ma così vicino ti senti proprio lontano da tutto e da tutti come sognavano i Beatles immaginando un mondo diverso. Con questo dolore dentro anche distrarsi con lo sport sembra non avere senso.  Se poi al tuo caro basket capita un giovedì magro come quello vissuto dalla Nazionale con i “terribili” islandesi e dall’Armani, allora chiudi davvero per nervoso.

Benedetto sia il nome del santo protettore dell’Olimpia, il messia Giorgio come dice Gamba, squadra che sa arroccarsi, nascondendo un attacco da seduta col dentista, gruppo vero che ha fatto “miracoli” per essere dove è oggi, primo in Italia con coppa nazionale riconquistata, terzo nell’eurolega che, contrariamente alla FIBA, ha fermato le partite  con le squadre russe, regalando a chi odia Messina come allenatore e presidente operativo, agli avversari, giocatori in ruoli chiave: al centro e fra i presunti tiratori se dobbiamo considerare tale, ad esempio, Troy Daniels che magari segna i primi due tiri, ma poi sparisce. Non parliamo del Tarczewski che ha fatto addirittura rimpiangere il prestito azzurro di Biligha alla nazionale sbullonata di Sacchetti.

Ora il Meo rimasto senza cena nella notte sul fiordo islandese ci dice che domenica a Bologna ci sarà il riscatto. Ci mancherebbe, urla Petrucci dalla stanza dove gioca a risiko con i nomi di nuovi tutori per Azzurra fremebonda, senza mai domandarsi se questa Nazionale d’inverno rappresenta davvero il prato paludoso dove un po’ tutti hanno portato il basket italiano dalla bocca larga, prigioniero del mercenariato, con un coro al seguito di protezione per gente che a parole sa raccontarsi bene, almeno fino a quando non ingoia aringhe crude in una palestrina islandese.

Intanto Petrucci e i suoi maestri di pensiero tecnico ci spieghino se dobbiamo piangere di più per non aver presentato alla finestra lava sporco FIBA i nostri migliori o se magari sarebbe bello farsi un esamino di coscienza oltre i bei discorsi sentiti nel clinic di Pesaro. Lui dice che è l’unica nazionale del Paese a non avere i “più forti”, ma noi gli chiediamo: chi sarebbero questi più forti assenti all’adunata azzurra? Lui dirà Melli, va bene, poi? Non ci dica Gallinari perché  la NBA fa persino fatica a dare giocatori per le Olimpiadi, figurarsi per questi colpi di lingua al “potere FIBA”. Altri forti non ne vediamo, perché succedanei di Fontecchio e Polonara forse dovremmo averne.

Eh no, sui centri avete ragione in via Vitorchiano. Colpa delle mamme, delle famiglie, soprattutto di ex cestisti, che se allevano uno più alto di due metri lo indirizzano al volley, al rugby, all’atletica, al giardinaggio, difficilmente dove i ragazzi finiscono nel magazzino delle grandi società, gente a cui non si dedica tanto tempo perché sul mercato c’è sempre di meglio. Siamo nella fase  del piagnisteo perché all’estero i ragazzi qui trascurati maturano, diventano più bravi. È successo, accadrà, ma intanto mentre cantavamo la resurrezione di Della Valle quello è andato a sbattere sulle tibie degli islandesi tirando malissimo come quasi tutta l’Armani ad Atene. Uno dirà che Magro lo aiuta meglio con un gioco che valorizza il tiratore e nasconde il difensor cortese, cosa che in pochi giorni Sacchetti non poteva fare, ma insomma facciamo fatica a capire chi sarebbero i grandi assenti capaci di farci credere  che il quasi venticinquenne centro di 2.15 Tryggvi Hlinason, già nome e cognome ti fanno venire una crisi, giocatore di Saragozza, tredicesima nella Liga, non avrebbe mai fatto una partita da valutazione +50, segnando 34 punti. Eh sì Tessitori, più di Biligha, da impalare come dicono spesso anche alla Virtus Bologna. Ma dietro a questo giapponese d’area chi avremmo

Lasciarsi sulle macerie di un brutto giovedì senza consolarci se il Real Madrid, secondo in eurolega, ha perso segnando soltanto 47 punti sul campo di Kaunas sbancato da poco dai guerriglieri di Ettorre. Pagelle? Tutto sotto le macerie, salviamo Melli, Hall e Mitoglou al rientro dopo 3 mesi nell’Armani di Atene dove tutti, da Messina in giù meritano zero scarabocchio. Per la farsa islandese chiusa in rimonta e persa dopo 2 supplementari, accipicchia che sfortuna, diciamo che Mannion è andato meglio del previsto, diciamo 6.5, fiammate per Tonut e Vitali da 6, come il Pajola che ti dà sempre tutto, così come Biligha ha dimostrato che si può crescere anche nel duro ateneo messiniano. Sacchetti? Gli hanno dato quasi tutti sotto il 5. Forse lo ha meritato, ma è il nostro basket che presenta, come ha fatto contro i russi e nelle risicata vittoria sull’Olanda, certi giocatorini pieni di aria non soltanto nel ventre.

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