Calcio

Quelli che non mollano

Marco Lombardo 03/12/2009

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di Marco Lombardo
L’importanza di lasciare al momento giusto, la ricognizione di Cannavaro, le mani di Blatter e la telefonata che ha rovinato Moggi.

1. Nella vita meglio essere rimpianti che sopportati, meglio diventare insomma il classico ‘grande ex’. Succede tutti i giorni nei nostri uffici e succede anche nel calcio, dove però staccare dal lavoro è impresa sempre più difficile. Il messaggio che vorremmo diffondere in questa rubrica è di lasciare al momento giusto, perché nella vita ci sono tante cose da fare. Non ci riferiamo solo agli sportivi, ma questo è un sito di sport e quindi cerchiamo di rimanere in tema.
2. La vita dei calciatori si è allungata e c’è in giro gente di 37 anni che mette ancora il muso se un allenatore la mette in panchina per far giocare qualcuno più giovane. Il capannello dei reduci insomma non molla: è di questi giorni il giro di ricognizione di Cannavaro per reclutare in vista dei mondiali Totti e Nesta. In pratica: dopo 4 anni non è cambiato nulla nel calcio italiano, tranne che l’età passa per tutti. Totti sano è uno da portare in Sudafrica, il problema è che nessuno può prevedere quanto possa durare oggi Totti. Meno ancora Nesta. Ma soprattutto Cannavaro.
3. Il colonnello Blatter come il famoso ultimo soldato giapponese non demorde: “Mai la tecnologia nel calcio”, ha ordinato, “deve rimanere uno sport che dipende dall’uomo”. Per esserne certo, dopo aver fatto balenare la possibilità di apportare qualche novità per il Sudafrica per rimediare al furto francese contro l’Irlanda, ha deciso che ai Mondiali non ci saranno neppure gli arbitri di porta. “In fondo Henry va scusato”, ha concluso, “Anch’io quando giocavo da attaccante ho fatto qualche colpo di mano”. Il problema è che poi ha continuato, cambiando spesso le regole a partita in corso.
4. Quello che invidiamo a Luciano Moggi, oltre la grande capacità professionale (nessuna ironia), è la sua capacità di fare dello spirito. Ancora oggi, mentre lavora come consulente approfittando del fatto che nel calcio c’è chi gli deve tuttora dei favori e chi invece continua a cercare scorciatoie, riesce a tirare fuori le sue migliori battute su Calciopoli. “Non è mai esistita”, ha ribadito in questi giorni, “si è trattato soltanto di una serie di errori arbitrali”. Qualcuno pensa che purtroppo siano stati errori che per sfortuna hanno avvantaggiato spesso una squadra sola, guarda caso la sua. Ma volendo essere onesti bisogna dire che Moggi ha ragione: non si capisce infatti perché dopo tutta questa serie di errori c’è stata gente che ha continuato a strepitare per anni. Per risolvere il tutto si doveva prendere esempio da lui: bastava una telefonata. E’ stata fatta, anche se non ai designatori.
Marco Lombardo

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