Basket

Quelli che dicono Bro a Pozzecco

Stefano Olivari 06/08/2025

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Dell’imbarazzata e imbarazzante (l’applauso solitario dell’addetto stampa al video dall’America è già culto) conferenza stampa in cui Pozzecco e Datome hanno spiegato il mancato arrivo in Nazionale di Donte DiVincenzo abbiamo già scritto a caldo sul Guerin Sportivo, non stiamo qui a riciclare. Ribadiamo soltanto che nel momento in cui la convocazione era diventata ‘invito a partecipare’, nonostante il passaporto che l’incolpevole Mattarella era stato indotto a regalare, e uno dello status di Darius Thompson aveva accettato di essere il piano B, sapendo di essere quello A, questo epilogo era diventato quasi sicuro. Sul piano tecnico per la Nazionale è quasi meglio, pur essendo Thompson meno forte di DiVincenzo.

Ma al di là del nostro bar azzurro ci ha colpito come al solito l’ambiente giornalistico di un piccolo mondo come in fondo è quello della pallacanestro italiana: non peggiore di quello del calcio, perché è impossibile esserlo, ma più compatto e più del genere ‘siamo tutti sulla stessa barca’, pieno di gente che si ritiene sullo stesso piano degli allenatori e dei campioni che racconta. Non ci riferiamo tanto alla credibilità data alla versione dell’alluce che non guarisce, in fondo chi può saperlo, ma a un atteggiamento da compagnoni, da pari grado, ben sintetizzato dal ‘Bro’ con cui un giornalista si è rivolto a Pozzecco (intorno al minuto 29:30).

Ma Bro di cosa? Pozzecco ha 53 anni, forse è in parte colpevole del fatto che venga trattato come un influencer e non come un allenatore (secondo noi invece è molto bravo), ma Bro proprio non se lo meritava. Una mancanza di rispetto, senza farla troppo lunga. Ve lo immaginate un giornalista rivolgersi con Bro non diciamo a Bearzot, ma a Lippi? E non crediamo che qualcuno possa avere questo atteggiamento nemmeno con Gattuso. Più è piccolo l’ambiente, più il giornalista si sente importante: un teorema con dimostrazioni quotidiane.

stefano@indiscreto.net

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