Calcio

Quei finti poveri dell’Ajax

Indiscreto 10/05/2019

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Con la vendita di Frenkie de Jong al Barcellona, per 75 milioni di euro, il nuovo ciclo dell’Ajax è purtroppo finito ancora prima di cominciare. Diciamo purtroppo perché l’Ajax non è certo l’unico club al mondo a valorizzare i giovani, ma è l’unico a portare al top un numero notevole di giocatori che nel club sono entrati bambini normali e non baby-fenomeni.

L’incredibile eliminazione in semifinale per opera del Tottenham non può far dimenticare i meriti di una realtà che pensando al mitico fatturato non è nei primi 30 d’Europa. Perché anche qualcun altro con un servizio di scouting può prendere un ventenne come David Neres e lanciarlo in un campionato come la Eredivisie (che comunque l’Ajax non vince dal 2014).

Ma nessuno, nemmeno il Barcellona e meno che mai il Barcellona di adesso, schiera contemporaneamente in prima squadra cinque giocatori entrati nel club quando facevano le scuole elementari. Non De Jong, prodotto del Willem II, ma De Ligt, De Beek, Blind, Mazraoui, Veltman. Per non citare chi gioca poco come Eiting, De Wit e gli altri che come tutti gli scommettitori abbiamo conosciuto già nello Jong Ajax, cioè la squadra B che gioca in Eerste Divisie. Il Barcellona può vantare, parlando di bambini entrati a 10 anni o meno, solo Piqué e Jordi Alba. Le altre della Champions… va be’, lasciamo perdere.

Cosa vogliamo dire? Prima di tutto che il fair play finanziario, nato da un buon proposito di Platini e dell’allora suo segretario Infantino (evitare il dissesto finanziario del club), è diventato una buffonata che rende i ricchi sempre più ricchi ed addirittura impedisce a chi sta dietro di crescere utilizzando soldi esterni al sistema. Ma non è questo il caso dell’Ajax, che dal punto di vista del mercato sembra gestito da Preziosi o Pozzo senza un vero perché.

La Johan Cruijff Arena ha 55.000 posti (Juventus e Chelsea giocano in stadi da 41.000) ed ha una media spettatori di 52.926 (in Eredivisie, non in Champions League…), gli sponsor fanno la fila (l’Adidas è legata fino al 2025), il marchio è conosciuto in tutto il mondo, lo stadio è di proprietà, le finanze sono sane, da parte degli ex c’è un attaccamento quasi morboso (in società, con vari incarichi, ci sono Van der Sar, Winter, e Overmars). Non si capisce perché una realtà del genere non voglia crescere, limitandosi ad un presente da mercanti. Bene per gli azionisti del club, ma per i tifosi?

La soluzione potrebbe arrivare, per assurdo, proprio dai super-ricchi che da sempre depredano l’Ajax. Lo spostamento dell’asse del calcio sulla Champions, o SuperChampions che sia, dovrebbe depotenziare i campionati nazionali e abbassare il gap a livello di diritti televisivi. Magari fra 10 anni l’Ajax potrà acquistare la stella del Barcellona, nel caso sarebbe l’unico effetto positivo della riforma.

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